As Bari e Us Lecce, due importanti società sportive, autentiche bandiere, per storia e blasone, del calcio pugliese le cui sorti oggi sono appese ad un filo. Il loro futuro é incerto e poco chiaro. Problemi societari, coinvolgimento più o meno diretto nello scandalo legato al calcioscommesse e due proprietà che, per motivi abbastanza simili tra loro, hanno deciso, in momenti diversi, di abbandonare la nave, mettendo in vendita i due club. Di acquirenti, però, nemmeno l'ombra, almeno per ciò che riguarda la società biancorossa, in attesa da anni di nuovi imprenditori disposti a sostituire la famiglia Matarrese.
Di questo, e di molto altro, ha parlato, in un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Carlo Regalia, ex ds sia del galletto (di cui è stato anche allenatore, ndr) che del club salentino. Di seguito, i passaggi più interessanti dell'intervista.
"Conosco la storia del Bari, conosco anche quella del Lecce perchè nel dopo Corvino ero lì - esordisce Regalia sulle colonne del quoptidiano romano -. Il calcio logora a tutti i livelli, anche i presidenti ne risentono".
La stanchezza del Bari è forse più antica... "La stanchezza dei Matarrese e perché ci sono statti solo due presidenti, Antonio e Vincenzo, ma era la squadra della famiglia. Sono da 35 anni al timone del Bari, caso più unico che raro, difficile trovare presidenti che durano tanto. E' evidente, le pressioni si sentono soprattutto nei momenti di difficoltà. Non si ha più lo spirito per affrontare situazioni risolte bene in precedenza".
Si sono stancati anche a Lecce dove tre Semeraro sono saliti sul ponte di comando. "Il calcio richiede sempre più investimenti che per società come Bari e Lecce sono personali, non essendoci grandi introiti dagli sponsor come nei club più importanti. Gli impegni finanziari, qualche insuccesso, le critiche, gli insulti e alla fine uno alza bandiera bianca. Ma non è una sconfitta, perché lasciano anni di conduzioni sane ad alto livello. Ma è chiaro, a gioco lungo ci si stanca".
Come si vive da lontano questa fase del calcio pugliese? "Passando da De Palo ai Matarrese a Bari ci sono rimasto 22 anni prima come allenatore poi da direttore generale. Se non ci fosse stato il bisogno di stare vicino a mia figlia e ai miei nipoti io e mia moglie saremmo rimasti per sempre. A Bari stavo benissimo, ho avuto tante soddisfazioni. Seguo sempre la squadra con affetto e mi auguro che si possa superare le attuali difficoltà".
Lecce e Bari in vendita ma non trovano acquirenti... "Prendere una società di calcio significa mettere subito quindici, venti milioni di euro e poi spenderne altrettanti per andare avanti. Il tifoso è contento quando cambia la proprietà ma poi pretende anche la squadra competitiva. La gente invece, deve capire che non ci sono più grandi mezzi e che bisogna far lavorare la testa, cercare giovani. Non c'è un'alternativa".
Il Bari sta uscendo da una brutta situazione finanziaria dopo aver rischiato il crac. "Il Bari ha intrapreso la strada giusta, ha fatto un campionato più che eccellente. E' vero in casa non ha mantenuto lo stesso rendimento che ha avuto in trasferta però in una situazione difficile, con punti di penalizzazione, con problemi societari ha fatto forse qualcosa di più del massimo".
Adesso il nodo è il contratto di Torrente. "Mi auguro che domani si risolva tutto con un po' di buon senso da entrambe le parti. Torrente deve capire che un piccolo sacrificio gli toglie qualcosa ma gli dà la possibilità di continuare un lavoro già iniziato e avere grande soddisfazione in campo professionale. I guadagni arriveranno di conseguenza, non si può avere tutto subito. Più che sul contratto deve valutare attentamente il lavoro che ha fatto, cosa può fare in seguito proprio in funzione della sua carriera che è all'inizio".
Che allenatore è Torrente? "Un vincente, in tre anni ha vinto due campionati, per me ha vinto anche questo col Bari. Non vince solo chi arriva prima, ma anche chi è riuscito a risanare col lavoro il bilancio della società ottenendo buoni risultati".
Il Bari ripartirà con Galano, Bellomo. "Galano la prima volta che l'ho visto in campo mi ha impressionato per forza fisica, corsa e tiro. Poi è evidente che ha giocato poco, quando è entrato non ha mantenuto le promesse ma un giocatore per essere giudicato deve avere la possibilità di giocare con continuità. Bellomo mi sembra un ragazzo dotato sul piano tecnico, ha tiro, presunzione perché ci prova. Non perchè a Pescara ha fatto un gol da metà campo, ma si nota che quando tira può far male. Chiaramente non basta questo, serve anche carattere. Poi ci sono Ceppitelli, Romizi, Caputo. Albadoro. Un Bari che a poterlo confermare farebbe di più di quel che fatto in questo campionato".
Con i Matarrese dietro le quinte? "I Matarrese li conosco bene. Anche se saranno ai margini in attesa di passare la mano c'è comunque un gruppo di lavoro che ha funzionato e funzionerà ancora in futuro. Sono sicuro che se verranno i risultati tornerà un po' di entusiasmo nella proprietà. Il Bari sè trovato anche nel '92 in gravi difficoltà, si fecero grandi investimenti per andare in Uefa. Ripartimmo quasi da zero, si era fatta una squadra con giovani come Bigica e Amoruso che a Bari non li considerava nessuno e poi quella squadra andò in serie A e con gli stessi giocatori l'anno dopo vinse a Milano con l'Inter, col Milan, a Roma con la Lazio. Per non parlare del Bari di Catuzzi che sfiorò la serie A per un punto con otto ragazzi della Primavera".
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