Passare per capro espiatorio, questo a Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Bari, proprio non va giù. Secondo certi, è lui il responsabile della disastrosa situazione dei conti della società pugliese. "Cosa dico per difendermi? Non mi devo difendere!", ribatte lui, evidentemente stizzito dalle accuse che da un po' di tempo gli piovono in testa. Della sua gestione biancorossa, e di molto altro ancora, abbiamo parlato in quest'intervista che il dirigente romano ha rilasciato in esclusiva per i microfoni di Tuttobari.
Direttore, partiamo dal calcioscommesse. Emergono ancora particolari inquietanti, ma c'è una cosa, tra le tante che lei avrà letto in questi mesi sui giornali, che l'ha amareggiata particolarmente? "Prima ancora dell'amarezza, c'è la sorpresa, la sorpresa di vedere che molte persone con cui ho combattuto tante battaglie si sono comportate in maniera infedele. Al di là di questo, non c'è qualcosa in particolare che mi ha ferito più di altre".
Dei giocatori del Bari della promozione e del primo anno in massima serie, da Andrea Masiello a Parisi, da Kamatà a Guberti, da Kutuzov a Barreto, moltissimi, per diversi motivi, sono usciti dal radar. Che effetto le fa? "Beh, Barreto è stato a lungo infortunato e mi pare che l'Udinese stia cercando di recuperarlo. Detto questo bisogna però anche dire che giocatori come Donati e Almiron stanno quest'anno disputando un ottimo campionato. Certo, molti ragazzi di quel Bari non hanno retto il salto di categoria. Al primo anno di Serie A abbiamo raccolto 50 punti: una cosa del genere lasciava presagire un futuro diverso per la squadra e invece...".
Tornando all'anno della Serie B, uno dei protagonisti assoluti fu ovviamente Antonio Conte. Cosa ne pensa della sua squalifica? "Io ho conosciuto solo un Antonio Conte, un grande allenatore, uno che cerca sempre la vittoria, capace di stimolare al meglio i giocatori, di trasmettergli i propri valori. La sua squalifica è stata per me un dispiacere".
Altro artefice di quella favolosa cavalcata fu proprio lei, lei che oggi viene accusato di essere il responsabile dell'attuale situazione disastrata dei conti del Bari. Come si difende? "Ma non mi devo difendere! Questo è un paradosso che mi amareggia molto! Ho fatto sempre il bene del Bari, anche quando mi è stato chiesto di lasciare..."
Direttore, questa però ce la spiega. Perchè mai i Matarrese, dopo anni di successi, le han chiesto di lasciare? " Non mi faccia parlare. Le dico questo: era marzo, parliamo del primo anno in Serie A, quando i Matarrese, a Bologna, mi chiesero di fare un passo indietro. Queste cose a tempo debito le ho raccontate a Ventura e al giornalista Michele Salomone, che non ne ha parlato perchè credo gli chiesi di non farlo. L'anno prima ero stato richiesto da Parma e Siena, ma la dirigenza fece spallucce. Dopo un anno, evidentemente pensarono che il mio addio avrebbe dato dei vantaggi, e non mi chieda quali. Sta di fatto che ho dovuto fare le valigie, obtorto collo. Ed io a Bari sarei rimasto a vita, anche con programmi che avrebbero portato al ridimensionamento".
Il Bari, durante la sua gestione, ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità, o almeno così dicono. Lei in effetti ha elargito contratti parecchio onerosi..."Sa perchè sono nate le difficoltà economiche? Perchè abbiamo detto ai giocatori: questo è il vostro stipendio se rimaniamo in Serie B, ma se andiamo in Serie A avrete invece tot. Insomma, sono stati promessi aumenti anche ad atleti che non erano pronti a giocare nel massimo campionato".
Direttore, ma la promozione in Serie A non era nei programmi? Se gli esborsi ulteriori erano stati messi in conto, perchè si è arrivati alla situazione attuale? "Noi volevamo crescere, ma non si pensava di salire subito. Chiarito questo, il Bari sotto la mia gestione ha ricevuto benefici, non ha subito danni. Vogliamo parlare della plusvalenza ottenuta cedendo Bonucci? Se da quell'operazioni sono stati ottenuti parecchi soldi è anche merito di chi quel giocatore l'ha voluto a Bari, o no? E non è anche merito mio se la società ha ottenuto ricavi straordinari dopo anni anonimi? E poi mi faccia dire una cosa..."
Prego..."Io ho sempre, e sottolineo sempre, aggiornato la società ad ogni singola operazione. Non ho mai agito da solo, non ho mai fatto il padre padrone, mai! E riflettiamo su un dato: il monte stipendi dell'anno della retrocessione, quando io ormai non c'ero pù, era più alto che nell'anno precedente".
Le faccio due nomi, Langella e Castillo. Due giocatori assai deludenti in Puglia i cui stipendi sono stati a lungo una zavorra per il Bari. "Sì, ma è facile, oggi, a posteriori, ricordarsi solo delle operazioni di mercato meno fortunate. Ricordiamoci anche di quelle più felici. La veità è che Castillo manco lo conoscevo, fu una richiesta esplicita di Ventura, che parlava spesso con il giocatore. Certo, col senno di poi...bisogna però anche ricordare il momento in cui portammo l'argentino in Puglia. Il Bari andava forte, l'affare Cerci saltò e allora, per accontentare il mister, facemmo quel sacrificio. Ma prendersela con me oggi è assurdo. E comunque, prima di mettere nero su bianco, facemmo una riunione per decidere il da farsi e in quella riunione c'era anche Vincenzo Matarrese. Così è nata l'operazione Castillo, attaccante preso dalla Fiorentina, non da Marte".
Ci parli ora di Langella. "Ricordiamoci quando l'esterno è arrivato a Bari. Conte era appena andato via, cosa che aveva frustrato la piazza, e Barreto rischiava di fare lo stesso. L'Udinese, detentrice del cartellino del giocatore, ci disse: se volete il brasiliano dovete prendervi anche Langella e Obodo. Io subito misi a conoscenza la società delle richieste dei friulani ed ebbi l'assenso per mandare in porto la cosa. In ogni modo, il nigeriano saltò mentre Langella sbarcò a Bari. E le racconto quest'aneddoto. Eravamo all'aeroporto di Roma, lì ci fu l'incontro tra Ventura e il giocatore. Al termine di quel colloquio, ecco la firma".
Ma il giocatore a Bari s'è sempre comportato da serio professionista? "Beh, è chiaro che se le cose sono andate in un certo modo è perchè problemi il calciatore ne ha creati. Il mio operato purtroppo dipende anche da variabili impazzite. Qui tutti si dimenticano che Langella l'anno prima aveva totalizzato 22 presenze al Chievo, che con la maglia dei galletti ha realizzato l'assist per Kutuzov nel match contro l'Inter di Eto'o e Milito, che Ventura l'aveva conosciuto ai tempi del Cagliari. Certo, poi il suo rapporto con il mister s'è incrinato ma sono cose che succedono. Come potevo prevederlo? Sta di fatto che l'anno dopo per avere la comproprità di Barreto ancora una volta fu Langella, del quale fu rilevata la comproprietà a zero euro, la condicio sine qua non".
Quando lei è sbarcato a Bari qual era la situazione economica della società? "Questo non glielo so dire, io mi occupavo di questioni tecniche, non economiche. Dico però anche che ho sempre seguito le direttive societarie. Mai preso un giocatore senza prima averne parlato con Matarrese. Le faccio un esempio. A gennaio, parliamo dell'anno della promozione, dissi alla proprietà: guardate che se prendiamo Guberti e Kutuzov qua si va davvero in Serie A. Loro diedero il loro assenso e fummo promossi per davvero".
Direttore, detta brutalmente: ma allora, se la colpa non è sua, perchè il Bari oggi è a pochi passi dal fallimento? "Evidentemente la situazione economica non era buona anche quando ero io il direttore sportivo. I contributi che si ricevono in quanto squadra di Serie A con la retrocessione ovviamente sono saltati e questo ha influito negativamente sulle casse del club. Poi diciamo anche che negli ultimi anni non ci sono state più operazioni come quella di Cassano, che portò ad una plusvalenza record. Ma al di là di tutto, oggi non c'è società di calcio in Italia in condizioni economiche ideali. Quello che non mi va giù è che io passi per il colpevole. Ma lei davvero crede che tutto questo debito è stato determinato in anni di successi e grandi incassi? Ripeto, è paradossale che mi si attribuiscano tutte le colpe, e mi dispiace. E poi le dico questo: il San Nicola era il fiore all'occhiello, perchè oggi è diventato un problema?"
Lei in un'intervista rilasciata a Danilo Dell'Olio per la serie web "Non cresce l'erba" ha detto che per il Bari aveva praticamente bloccato Nzonzi, oggi allo Stoke City, ma sopratutto Witsel, giocatore passato in estate dal Benfica allo Zenit San Pietroburgo per una cifra favolosa. Facciamoci del male, direttore, ci dica quali altri giocatori lei aveva in pugno. "Guardi, il mio rimpianto non è tanto quello di non essere riuscito a portare a Bari questo o quel giocatore quanto piuttosto il fatto che, con una politica societaria diversa, improntata per esempio sul settore giovanile, si poteva fare qualcosa di importante e duraturo. Certo, con Conte e Ventura abbiamo azzeccato due allenatori su due, e però queste sono state decisioni felici ma estemporanee. La programmazione, diciamo la verità, è un'altra cosa".
Lei ha vissuto un anno molto difficile, penso per esempio alla perquisizione della sua abitazione nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse. Posso chiederle se le piace ancora il mondo del calcio? "Il calcio è tutta la mia vita: mi ha dato gioie ma, è vero, anche dolori e preoccupazioni. Per quanto riguarda la perquisizione, dissi agli inquirenti: indagate, intercettate, fate tutto il necessario. Io ero sereno. Certo, quella è stata una seccatura, ma è un po' come i controlli negli aeroporti: uno lo sa che si fanno per l'interesse generale. Quello che mi spiace constatare, piuttosto, è che il calcio non ha reagito allo scandalo. Cioè: non si è capito che il fenomeno non riguarda solo alcune squadre ma tutte. Avremmo dovuto reagire come Lega, trovando gli antidoti contro le infiltrazioni. Solo così potremmo debellare il fenomeno".
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