La redazione di TuttoBari.Com ha intervistato il regista barese Vanni Bramati ( nella foto), che ha presentato a Bari e, a breve, farà altrettanto in provincia, il film “U mègghie paìse. I quattro mesi in cui Bari impazzì”.
1. Come è nato il progetto del film e come mai l’A.S. Bari e la città di Bari?
Bari è la mia città, mi sono trasferito a Roma per motivi lavorativi. Ora vivo da anni perché mi trovo benissimo, ma Bari non l’ho mai dimenticata e come posso ci ritorno. Il progetto del film nasce da un impeto di interesse per la città per ciò che Bari stava vivendo La squadra del Bari ha vissuto otto lunghi anni nella serie cadetta, ma già dall’estate si respirava un’aria di particolare, tanta voglia di rivincita. Tra l’altro quelli sono stati i mesi in cui Bari è finita su tutti i giornali e tv anche per le vicende di gossip e di scandalo vissute dal presidente del Consiglio. Si avvertiva il grande fermento per il ritorno della serie A, persino a Roma se ne parlava della voglia di riscatto da parte di tutti i tifosi biancorossi, come il tanto calore che i baresi hanno riservato a Barton, una vicenda con un epilogo forse già scritto... Tuttavia, ciò che è stato determinante come fattore è stata la passione calcistica che ha fatto da traino sia a me e sia a Ivan, proprio come due tifosi che seguono la propria squadra a distanza. Inoltre è stata la prima occasione di poter tornare nella mia città per raccontarla attraverso le storie della gente facendo trasparire la limpidezza ma anche le problematiche sociali legate al territorio.
2. Dalle storie dei protagonisti si evince una molteplicità di messaggi sociali che lasciano un segno a chiunque dovesse vedere la pellicola. Il non voler riprendere immagini riguardanti i gol della cavalcata trionfale del Bari è una scelta voluta affinché fosse ancora più diretta la voce dei protagonisti fuori dal rettangolo di gioco? Può dirci sinceramente quale storia l’ha colpito maggiormente o ha seguito più da vicino?
Le singole storie vogliono raccontare di una comunità di persone accomunate dalla fede calcistica ma che in un periodo determinato che abbiamo scelto, hanno vissuto storie diverse, incontrandosi, senza neanche conoscersi, il giorno della partita del Bari calcio. Non ci interessava far rivivere le immagini salienti della promozione attraverso i gol, ma far parlare i tifosi, altrettanto protagonisti, voci fuori dal campo. E’ stato un po’ come se avessi un mazzo di carte, ognuna diversa, ma esprimente un qualcosa un valore aggiunto. Tante persone diverse, legate dalla fede calcistica in comune. Abbiamo raccontato le emozioni, come è vissuta la città nella sua routine quotidiana e come si trasforma nel giorno della partita. Tutte le storie colpiscono e lasciano un segno volente o nolente di ciò che è la vita. Ad esempio uno dei protagonisti delle storie si è messo in gioco accettando di raccontare la sua storia nonostante avesse subito una delusione dovuta ad una sconfitta elettorale, ma ha accettato lo stesso con grande piacere la partecipazione. Per me costituisce un motivo di soddisfazione e di grande gioia aver raccontato simbolicamente di nove tifosi, ma in realtà aver potuto permettere anche che queste nove persone si conoscessero tra di loro e soprattutto far evincere quanto importante sia sempre la voglia di rialzarsi, la “revanche” nei confronti della vita bellissima in se, ma che molte volte dà delusioni. Da esse bisogna rialzarsi e guardare al domani.
3. Il successo al botteghino ve lo aspettavate, oltre a sperarci come ovvio che sia? Fino a quando ci sarà la programmazione e quali sono le prossime tappe dove si potrà ancora assistere al film? Ci sono richieste anche fuori dalla Puglia?
Si e no, in realtà uno si augura sempre il meglio, ma in effetti non sapevamo che effetto potesse sortire ai baresi; essere ripresi durante la vita di tutti i giorni non è stato semplice. Ma sembra che stia andando bene e sinora abbiamo già prolungato la scaletta prevista per la programmazione. Il film si potrà vedere anche nella provincia di Bari. E mi auguro che i baresi tutti, continuino a vedere la pellicola che personalmente ritengo che ci siano molti spunti di interesse.
4. In passato ha interpretato come attore, ruoli dove svolgeva il poliziotto (La Squadra) o carabiniere (R.I.S.), che sensazioni ha provato sentendo i racconti dei capi ultras di scontri tra varie fazioni? Nonostante essi abbiano spiegato che sono scelte di vita di un modo di essere, anzi raccontano di essere nel bene o nel male dei punti di riferimento per tutti coloro che si recano in curva a tifare, che parere ha a riguardo? Sempre più spesso sono proprio gli Ultras a pagare per tutti. I movimenti ultras si lamentano della repressione in atto volute dagli organi istituzionali e le paytv, quale è il suo parere personale?
Mi rendo conto in questi ultimi anni la televisione ha creato tra fiction e reality show molta confusione circa la vita reale! Ovviamente sono due cose diverse, il mio mestiere è quello dell’attore che è totalmente diverso dal vivere quotidiano. Ho sempre interpretato i miei ruoli con professionalità, anche se mi capita di camminare per strada e incontrare dei miei fedelissimi che mi fermano e pensano che debba agire in un modo o in un altro. La realtà ripeto è un'altra cosa, e io nella vita quotidiana sono semplicemente me stesso.
Non so che utilità possono avere i provvedimenti di repressione del mondo ultras o vietare trasferta. Quello che posso dire con certezza è che sarebbe riduttivo semplificare il fenomeno ultras e individuare delle categorie di buoni e cattivi. La vita è composta da una varietà di individui, ed esiste anche un credo ultras, in cui alcune comunità di giovani e meno giovani si rispecchiano e vivono questo mondo con delle regole anche a volte al limite della legge. Non per questo vanno condannati, ma ci deve essere rispetto e capire che è sempre l’individuo responsabile delle proprie scelte qualunque esse siano. Poi ovviamente ci sono gli organi predisposti che assumono decisioni, di sicuro chiunque può sbagliare, e spesso e volentieri, però non è prerogativa di tutti riconoscere gli errori. In ogni caso personalmente, ripudio ogni forma di violenza, eccetto che per autodifesa proprio in caso di necessità, laddove non sarebbe neanche possibile avvisare le forze dell’ordine per tempo. Sono comunque uno di quelli che ama andare allo stadio con sciarpa al collo, assieme alla propria fidanzata, amici, moglie o figlio, senza doversi preoccupare di guardarsi le spalle, se c’è un tifoso avversario che vuole aggredirlo.
5. La rivedremo ancora come regista o prossimamente tornerà in qualche fiction in tv, magari nella prossima serie della Nuova Squadra assieme a Rolando Ravello? Vuole porgere un ulteriore saluto al suo pubblico barese che recentemente ha avuto modo di conoscerla anche in occasione delle serate “Bari incontra il Bari” condotte dal giornalista Massimo Longo, presso l’Expolevante?
Il lavoro dell’attore avviene perché qualcuno ti chiama, quindi io continuerò tranquillamente a fare il regista laddove si presenteranno occasioni e progetti realizzabili, ed accetterò nuove interpretazioni se mi dovessero chiamare. Ho dei progetti in cantiere che al momento non posso svelare, spero però vivamente di poterli concretizzare.
Il ringraziamento personale a Bari credo di averlo fatto già realizzando un film su Bari e i baresi. Mi son sentito come un fotografo che scatta la foto al matrimonio sperando che poi nel tempo si sfogliasse negli anni e che tale ricordo non si dissolva mai. Sono davvero orgoglioso di essere barese e di aver realizzato questo film, assieme all’aiuto di tutti coloro che mi hanno aiutato e lo fanno quotidianamente. Non ho mai pensato che fosse qualcosa di irrealizzabile. E’ stato complesso assemblare tantissimi fattori, ma un’impresa che vale il prezzo del biglietto e vale il piccolo sacrificio di correre ancora nelle sale a vedere: “U mégghie Paise: i quattro mesi in cui Bari impazzì”.
La Redazione di TuttoBari.com ringrazia il regista Vanni Bramati per aver risposto alle nostre domanda e manifestato estrema disponibilità.
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