Diecimila, per qualcuno addirittura dodicimila. Tanti erano i tifosi del Bari presenti all’Olimpico quel 22 novembre di due anni fa.
Una grande giornata di sport, una circostanza da non dimenticare e sulla quale poggiare le basi della rifondazione e del pronto riscatto; una città come Bari, ma soprattutto una tifoseria come quella del Bari, non merita altro se non il palcoscenico prestigioso della seria A.
Le immagini di quel pomeriggio non possono che suscitare tanta nostalgia, ma sono altresì quasi commoventi per quanti amano il calcio e tutti quelli che sono i suoi risvolti. Il tifare anche in trasferta la propria squadra è una di quelle cose che rendono questo sport il più amato e seguito al mondo; farlo alla maniera dei tantissimi tifosi biancorossi, è uno spettacolo vero, che ci renderà per sempre orgogliosi.
Al di là del semplice risultato sportivo (per altro sfavorevole nell’occasione) e della fantastica tripletta con cui un campionissimo come Francesco Totti spazzò via le velleità biancorosse, rimase il ricordo di qualcosa di irripetibile e lo stupore degli stessi romanisti. Tutti a domandarsi in quanti fossero e come avessero fatto a raggiungere Roma in un tale numero anche nella neonata era della Tessera del Tifoso, fortemente voluta dal ministro Maroni
Ancora una volta avevano lasciato tutti a bocca aperta, così come fin lì aveva fatto la squadra capace, da neo promossa, di proporre un calcio divertente e cercare di imporre il proprio gioco ovunque, anche sui campi più difficili. Il Bari di Gianpiero Ventura, soltanto un anno dopo retrocesso senza attenuanti, era la grande e piacevole novità che il campionato aveva proposto; attirava le simpatie dei tifosi e le attenzioni dei tanti addetti ai lavori su quelli che erano i tanti nomi nuovi e soprattutto giovani che trovavano posto in squadra.
Un fiume di gente partì alla volta della città eterna, riversandosi in autostrada dove ogni sosta in autogrill si trasformava in una festa, una festa tutta biancorossa. Cori, bandiere, entusiasmo alle stelle: i tifosi erano pronti a stupire e conquistare l’Olimpico. Il risultato sarebbe venuto soltanto dopo, così come dovrebbe essere nello sport; intanto tutti quanti avrebbero sostenuto i propri colori e la propria fede in modo civile, poi chissà.
Come detto andò male. Dopo soli cinque minuti la Roma di Ranieri era già passata in vantaggio, grazie ad un calcio di rigore di quello che sarebbe stato l’eroe di giornata: Totti. Sempre lui, aveva poco dopo concesso il bis, questa volta con un calcio di punizione da appena fuori l’area. Peccato che dopo il boato di esultanza dell’Olimpico giallorosso, tornassero a sentirsi soltanto i cori dei sostenitori biancorossi, ormai assoluti padroni della scena.
Totti, ispiratissimo e mai sazio avrebbe poi realizzato la sua personale tripletta con una rete sensazionale per tecnica, potenza e velocità di esecuzione; palla vagante e il capitano giallorosso che indovinava l’angolo alto della porta di Gillet con una bordata di rara precisione, per altro da posizione quantomeno defilata. Bari in ginocchio, mai in partita. Bari irriconoscibile ma sempre sostenuto a gran voce degli indomiti tifosi sistemati in quella che generalmente era (ed è) la curva dei tifosi laziali, la mitica curva Nord.
Dopo un primo tempo simile, quale tifoseria sarebbe stata capace di continuare a cantare come se niente fosse? Chi mai avrebbe accettato di aver fatto inutilmente tanti chilometri, senza accennare a un qualche coro irriguardoso, allo scopo di rivalersi sui giocatori in campo? Nessuno appunto, tranne che i tifosi del Bari.
Gli uomini di Ventura, forse sentitisi in debito con i propri sostenitori, furono protagonisti di un secondo tempo certamente dignitoso e riuscirono ad accorciare le distanze (colpo di testa di Andrea Ranocchia forse deviato da Andreolli) e cogliere con Almiron anche un clamoroso palo con un tiro dalla distanza. Ci domandiamo cosa sarebbe accaduto se quel missile fosse finito in rete e se quindi la partita fosse tornata davvero in bilico; immaginiamo soltanto di cosa sarebbero stati capaci, di quanta energia ci avrebbero messo, i protagonisti della “muraglia biancorossa” nel tentativo di spingere i loro idoli all’impresa.
Ai posteri resteranno le immagini, le foto, i video; resterà la celebre “sciarpata”, forse più dei gol del Pupone (rispettivamente numero 185, 186 e 187 in carriera in serie A con la maglia della Roma). Avremmo ancora ammirato i tifosi baresi in trasferta, sempre numerosi e organizzati, civili ma caldissimi, così come ci saremmo entusiasmati con le imprese di una squadra pronta a toccare quota 50 punti a fine campionato.

Ma non avremmo più rivisto scene del genere…


 

Sezione: Amarcord / Data: Mer 02 novembre 2011 alle 20:00
Autore: Domenico Mancini
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