In un mondo mosso da falsi ideali e da vite con poche regole, fa piacere annotare che c'è un professionista serio che, nonostante le già mille e passa battaglie, continua a primeggiare con forza ma soprattutto passione. L'uomo in questione è Franco Brienza, o più semplicemente Ciccio. Il lavoro, quello da calciatore, che svolge ancora con le stesse motivazioni e la stessa onestà dei giorni andati. Ma che tornano frequentemente, viste le prestazioni dell'ormai trentanovenne Brienza, che a suon di magie sta mantenendo fede ad una vocazione innata. 

Per essere Brienza, però, non basta saper tirare (molto bene) un calcio ad un pallone. Per essere come l'uomo di Cantù, bisogna avere sì talento ma anche intelligenza e forza interiore, serietà, caparbietà e... mille altre cose. Ciccio, a Bari oggi e in tante altre città in passato, ha dato sempre la sensazione di essere innanzitutto una persona per bene, dai sani principi e dall'innegabile sobrietà. Peculiarità per nulla scontate per molti suoi colleghi. Merce rara il nostro Brienza, che inizia a giocare un po con il contagocce ma solo per preservare il suo talento, che mai tradisce. In fondo, a lui basta toccare un pallone per essere decisivo. Anche senza segnare. In questi due campionati in riva all'Adriatico, ha dipinto calcio come non si vedeva da tempo. E lo ha fatto con la semplicità e l'innocenza di un bambino. Di 39 anni.

Un esempio, per tutti. Da seguire e possibilmente imitare. Complimenti a lui e a chi, nonostante gli iniziali scetticismi legati all'età, lo ha portato qui un paio di estati fa. Molti lo davano per finito. Gli stessi oggi lo applaudono. Auguri Ciccio.

Sezione: Copertina / Data: Lun 19 marzo 2018 alle 17:00
Autore: Andrea Dipalo
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