Il miglior Bari della stagione. E' stato questo il pensiero comune dopo il 2-0 degli uomini di mister Mangia sul malcapitato Livorno, battuto al termine di una partita che in verità non sarà ricordata per lo spettacolo prodotto.

Per i biancorossi fare meglio delle precedenti uscite non era impresa così titanica. Questo non significa voler sminuire i meriti della squadra o l'importanza del successo, ma è solo un modo per riportare la cronaca su binari reali e più equilibrati: il Bari, meno del Livorno, si è reso protagonista di una partita contratta e poco divertente ma vinta con tenacia e determinazione.

COSA VA - Il ritorno al 4-3-3 sembra aver sortito gli effetti sperati. Pur non brillando, con il nuovo/vecchio modulo i biancorossi hanno dimostrato maggiore equilibrio, sbandando meno del solito in difesa. La copertura garantita da Donati, Defendi e Sciaudone ha regalato maggiore solidità alla retroguardia, protetta e soccorsa dai continui e puntuali ripiegamenti dei mediani, a loro volta supportati dai due attaccanti esterni sempre attenti a non lasciare pericolose voragini alle loro spalle. Una fase di non possesso palla, dunque, gestita e consumata come meglio non si sarebbe potuto fare. Nonostante il gran caldo, il centrocampo barese ha corso tantissimo lasciando pochissimi spazi alle ripartenze livornesi. 

A fare la differenza c'ha pensato poi Stevanovic. L'ex Torino (migliore in campo) ha piacevolmente colpito per facilità di corsa e di dribbling. Una minaccia costante per gli avversari e un toccasana per i compagni, che sull'esterno hanno di fatto appoggiato tutte le azioni offensive.

COSA NON VA - La soddisfazione per i tre punti conquistati è stata abbondante. A questo punto del campionato, e con la squadra non ancora al meglio, battere il blasonato Livorno e scacciare i primi fantasmi della stagione è quello che contava. Bene, ma limiti e difetti non vanno dimenticati. Su tutti, quelli riguardanti la manovra, apparsa ancora una volta impacciata e rivitalizzata solo da iniziative personali. I più in ombra sono apparsi Galano e De Luca, quest'ultimo fatto fuori da un giramento di testa che ha costretto mister Mangia al cambio dopo appena 45'. Una sostituzione che non ha sortito grossi dispiaceri vista la prestazione, sino a quel momento, dell'ex Atalanta, schierato centravanti in un tridente anomalo che ha faticato parecchio a produrre palle gol. Anche nella ripresa, nonostante l'ingresso di Rozzi, il Bari non ha quasi mai impensierito l'estremo difensore toscano, con un Galano (e qui torniamo al numero dieci) mai pervenuto. Apparentemente isolato sulla fascia sinistra, l'esterno foggiano ha spesso cercato fortune altrove, accentrando il suo raggio d'azione ma senza fortuna. Anche qui nessun processo, ma è evidente che nelle ultime settimane Galano non stia disputando partite all'altezza della sua fama. Comprensibile, dopo appena quattro partite di campionato, un certa discontinuità di prestazione, ma la squadra, questa squadra, non può prescindere dal sul talento. 

MORALE - Un Bari buono a metà e con ampi margini di crescita. Il rientro di Caputo fa ben sperare. A beneficiare del suo ritorno in un colpo solo, potranno essere sia la manovra che la pericolosità sotto porta. Ma il numero diciotto, da solo, non basterà di certo. Per raggiungere certi traguardi, mister Mangia avrà bisogno dell'apporto di tutti i suoi giocatori di maggior talento. Come Galano e De Luca.

Sezione: Copertina / Data: Dom 21 settembre 2014 alle 09:15
Autore: Andrea Dipalo
vedi letture
Print