Carpi primo in classifica a più nove sulla prima inseguitrice, nella fattispecie il Bologna. La compagine emiliana, che solo due anni fa sbambettava in Lega Pro, sta dominando in lungo e in largo un campionato che, quando mancano dieci giornate alla fine (e salvo clamorosi ribaltoni), vedrà i ragazzi di mister Castori guadagnare, meritatamente, l'accesso diretto alla prossima serie A, quella stessa serie A che invece, settimana dopo settimana, si è prepotentemente allontanata dal Bari.

Tra la capolista e i biancorossi ci sono oggi la bellezza di ventuno punti di differenza in classifica. Un abisso, un distacco che, con tutto il rispetto per gli emiliani, non trova plausibili giustificazioni. Castori sta facendo miracoli, ma com'è possibile che i suoi colleghi biancorossi (Mangia e Nicola) non siano riusciti a fare meglio di quanto fatto? Cosa ha frenato il galletto? Com'è possibile che, al di la del Carpi, ci siano così tante squadre (ben nove) davanti in classifica ai biancorossi? La squadra, rivoluzionata rispetto a quella della passata stagione, non ha mai convinto i suoi sostenitori. Eppure la rosa è da molti invidiata. Anche a Pescara, nell'ultima gara disputata, i biancorossi hanno deluso le attese. Nonostante la forza dell'avversario, Caputo e compagni si sono resi protagonisti di una prova appena sufficiente, soprattutto sul piano del gioco. Eppure non sembra mancare qualità all'organico a disposizione dello staff tecnico, in nessun reparto. Non mancano nemmeno le alternative, le soluzioni. Insomma, il Bari non sembra proprio, almeno sulla carta, inferiore alle squadre che lo precedono in classifica, ma gli è comunque alle spalle. Cosa manca?  

Davide Nicola alla prova del nove. Inutile nascondersi e spostare il mirino: il tecnico piemontese sarà il vero osservato speciale nelle prossime gare. A partire dalla sfida contro la Pro Vercelli. Dopo quattro mesi è lecito aspettarsi di più. Assorbito il cambio di modulo (arrivato, in verità, piuttosto in ritardo), per il tecnico è giunto il momento di far ringhiare i suoi giocatori. Perchè se il punto di Pescara per lo stesso mister è stato un punto guadagnato, per molti è stato solo l'ennesimo brodino di un campionato anonimo che doveva, poteva essere condotto e consumato in maniera diversa, migliore

Ora o mai più: dieci finali per ripagare una tifoseria che ha saputo sostenere egregiamente la squadra in tutti gli stadi di questa mediocre cadetteria. Uno sprint finale per riaccendere un entusiasmo che inizia a perdere colore. Ora o mai più, per il bene comune.

Sezione: Copertina / Data: Ven 27 marzo 2015 alle 21:00
Autore: Andrea Dipalo
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