E pensare che non avrebbe dovuto nemmeno giocare. Matteo Fedele, reduce da settimana fisicamente complicata, ha scaricato bombe nel pomeriggio del San Nicola. Quanto lontano è quell'autogol che, all'esordio di Colantuono sulla panchina biancorossa, costrinse il Bari al pareggio contro lo Spezia. Da allora Fedele ha segnato tre gol, stretto i denti e guidato con estremo onore il centrocampo, anche nell'emergenza.

Tre punti vitali e per nulla scontati quelli contro l'Avellino. A maggior ragione dopo la testata di Castaldo che aveva beffeggiato un Bari padrone del campo nel primo tempo ma come al solito privo di sussulti determinanti da parte dei suoi calciatori più offensivi. La svolta è arrivata così soltanto nella ripresa quando due intuizioni di Fedele (oltre alle parate di Micai e alla traversa ancora traballante centrata nel finale da Castaldo) hanno allungato la striscia in casa di un Bari che ha saputo reagire con orgoglio all'emergenza.

Bene in tal senso l'innesto di Scalera, volitivo, specie in proiezione offensiva, nel primo tempo. Attento e diligente nella ripresa, calciatore pronto a dispetto dei tentennamenti, probabilmente esagerati, che hanno portato nei mesi al suo sospirato esordio dal primo minuto in maglia biancorossa.

A fine gara larghi festeggiamenti e un Colantuono scatenato: aveva chiesto una marcia in più all'ambiente, ha ottenuto fiducia e ricambiato con gli interessi. Il suo Bari non si abbatte mai, non sbanda e ha tanta fame. In B si vince soprattutto così.

Sezione: Copertina / Data: Sab 17 dicembre 2016 alle 17:05
Autore: Davide Giangaspero
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