Inutile sperarci più. Aveva chiesto di non fermarsi Stefano Colantuono al Bari alla vigilia della gara di Avellino. Vien da chiedersi, dopo l'ennesima vittoria mancata, se questo Bari fosse in realtà ancora in movimento. Le vittorie di Verona e Frosinone hanno allontanato ulteriormente la prospettiva play-off, ormai a due giornate dalla fine un'autentica chimera. Ma il dato emblematico è che il Bari si piazzerà con ogni probabilità anche oltre quell'ottavo posto che gli avrebbe consentito in altra annata di afferrare quantomeno in extremis l'obiettivo.

No dunque, difficile rintracciare meriti in una squadra che sblocca il digiuno da gol dopo oltre 400 minuti solo grazie ad un rigore generoso (non da meno quello in favore dell'Avellino) e che poco e nulla crea dalle parti della porta di una squadra in piena lotta per non retrocedere. Mediocre che più non si poteva, la marcia è stata assai difettosa sempre e con chiunque, grandi e piccole. Amaro ma giusto sembra essere allora un verdetto ormai inevitabile e già scritto da settimane per quanti (sempre di più) avevano capito se non tutto ormai molto, con un briciolo di oggettività, relegando a frasi fatte e chiari vaneggiamenti le spiegazioni di tecnico (in primis) e dirigenza (che a quel tecnico ha in fondo dato credito).

La notizia è che è finita ormai, a meno di clamorosi colpi di scena, l'impalpabile commedia del Bari. A non servire è neppure la matematica per far calare giù un sipario che oggi non fa nemmeno piangere una piazza sportivamente (e stoicamente) sempre presente, nonostante non fosse mai stata seriamente affascinata da quanto visto. Un fallimento chiarissimo. E c'è chi, ancora ieri, lo ha chiamato ambiente polemico.

Sezione: Copertina / Data: Sab 06 maggio 2017 alle 17:05
Autore: Davide Giangaspero
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