Senza punti e senza idee. Il Bari esce sconfitto anche da La Spezia, conferma l'incresciosa tendenza esterna, e fa sorridere in tutti i sensi i liguri, ora avanti ai biancorossi e al loro posto nella griglia play-off. Tutto ciò che non doveva materializzarsi si materializza fin dall'annuncio di un undici iniziale francamente dimesso, tutto proiettato alle barricate con, di fatto, cinque difensori e tre centrocampisti di rottura. Un 8-1-1 dalla pochezza disarmante, capace di far impallidire già a prima vista in campo dove il Bari effettivamente non crea alcun tipo di problema alla porta di Chichizola e subisce gol su pallone scodellato in area, paradossalmente proprio lì dove i pragmatici centimetri messi in campo da Colantuono avrebbero dovuto farla da padrone.

Nessun pallone giocabile, specie nel primo tempo, è arrivato a Raicevic (comunque lontano da un protagonismo accettabile), lo stesso Galano è finito imbottigliato in un uno contro tutti prevedibile, mal accompagnato dalle caratteristiche di una squadra mancante di verve. Peccato, perché al di là delle assenze, la larga rosa messa a disposizione di Colantuono, qualche uomo dal senso offensivo lo avrebbe pure avuto. Da Parigini a Furlan, passando per Macek, Ivan e Martinho, il pensiero dell'ex tecnico dell'Atalanta non è ricaduto su alcuna freccia in grado di accompagnare con impostazione propositiva la solitudine del duo d'attacco.

Ben presto quello del Bari è diventato allora un pomeriggio impotente, sacrificato sull'altare della tattica e della paura di non perdere. Solleticava evidentemente l'idea di mantenere a distanza l'avversario con un atteggiamento prudente, si è finito per consegnargli il pallino e la vittoria. Non proprio un disegno da big.

Vien da chiedersi che male abbia fatto la piazza barese per meritare cotanta mediocrità. Più che vani appaiono in questo momento anche i tentativi di Giancaspro e Sogliano di dispensare risorse a volontà, nemmeno sfruttate al momento del dunque. La trasferta di La Spezia lascia in dote interrogativi, perplessità, e un mucchio di grida: quelle acusticamente nitide, buffe perché non sempre ortodosse, rovesciate in campo per gli interi novanta minuti da Colantuono. E quelle pregne di rabbia, assai meno orientabili in direzione simpatia, di un ambiente esausto e logicamente amareggiato.

Sezione: Copertina / Data: Sab 08 aprile 2017 alle 17:05
Autore: Davide Giangaspero
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