Trincerato in un silenzio insolito. Almeno per lui, che dal giorno del suo insediamento, ha fatto della comunicazione e dell'interazione con stampa (a volte bistrattata) e tifosi (sempre coccolati) il suo vero punto di forza. Una sorta di cavallo da battaglia, con cui è spesso riuscito a tenere accesa la fiammella dell'entusiasmo e della speranza anche quando le cose, specie in campo, non andavano per il meglio.

Ma la grinta non è mai mancata. Almeno a lui, che da quando veste i panni di presidente, non si è mai dato per vinto, riuscendo a dribblare tutti gli ostacoli (spesso economici) che, dal lontano maggio 2014, gli si sono presentati davanti. Tranne uno, tranne l'ultimo, quello legato alla copertura delle perdite pregresse presenti in bilancio che, di fatto, ha messo ko l'ex arbitro internazionale, incapace di onorare - almeno per il momento - quanto invece stabilito dalla legge. Come gli è capitato di fare anche in altre circostanze, è riuscito a guadagnare tempo per mettere insieme le risorse necessarie per la realizzazione dell'ennesima impresa finanziaria della sua giovane storia in biancorosso. Servirebbero circa 7/8 milioni per riprendere il galletto dalla cresta e rindirizzarlo sui binari della normalità, economica e sportiva. Da dove arriveranno questi soldi, è ancora difficile capirlo. A complicare la comprensione dei più, poi, ci si è messo il silenzio di cui in apertura. Bocche cucite manco si stesse nascondendo un omicidio. Se è vero che, a volte, parlare poco può risultare utile e strategico, è vero anche che, farlo ora, non sembra essere il massimo della coerenza, specie nei confronti dei tifosi, lasciati liberi di pensarla come meglio credono. Una libertà che gli ha portati, specie sui social, ad agguerrite discussioni in cui ognuno ha espresso il proprio parere cozzando, molto spesso, con quello di altri commentatori. Una guerra d'idee, insomma, generata da confronti in cui nessuno può dirsi davvero convinto di quello che pensa. I più ottimisti credono in Datò; i meno, invece, confidano nelle capacità di Paparesta di reperire le necessarie finanze, da ogni dove e da chi che sia. Poco importa. Poi ci sono quelli che, di Paparesta, non si fidano già più. Questi i più bersagliati. Ma non entriamo nei meriti e nei meandri della guerriglia. Sposiamo solo l'idea di buona parte dei tifosi: questo silenzio non piace a nessuno.

Se il Bari - come paventato a più riprese dal suo presidente - è dei baresi, pare ovvio che gli stessi vogliano sapere e capire di più sulle acrobazie che si stanno consumando intorno alla loro creatura. Conterà il risultato finale, certo, ma voler capire come si sta cercando di raggiungerlo è quanto mai lecito. Specie per chi ci mette passione e soldi, seppur per un solo biglietto.

La piazza al centro del progetto, si è sempre proclamato. Solo che il progetto sembra non esserci e la piazza continua ad essere all'oscuro di tutto. 

Sezione: Copertina / Data: Ven 10 giugno 2016 alle 14:00
Autore: Andrea Dipalo
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