E così un'altra testa è caduta. Per il terzo anno di fila il Bari concluderà la stagione con un tecnico diverso da quello con cui l'aveva iniziata. I sociologi le chiamano profezie che si autoavverano: a furia di pensare che Stellone stesse sbagliando tutto, Sogliano ha visto materializzarsi i propri peggiori timori. Attualmente I biancorossi sono inchiodati all'undicesimo posto: non il risultato di una precipitosa deriva, ma la fotografia di un cabotaggio stanco, sfiatato.

Si riparte da Colantuono, dunque. Il calendario dice che i galletti nelle prossime giornate affronteranno Spezia, Carpi ed Hellas Verona. Auguri. Il rischio di uscire malridotti dal ring, dopo questi tre prevedibilmente feroci round, è altissimo. A maggior ragione se si pensa all'intorpidimento in cui la squadra pare oggi avviluppata. Ora che il direttore sportivo ha avuto lo scalpo del tecnico, sarà complicato al prossimo incidentato giro di giostra aggrapparsi a nuovi pretesti. Doveri di obiettività impongono di sottolineare come in tredici giornate il Bari abbia mostrato più cerotti che ghigni canaglieschi. E, vittima anche della propria sorprendente incapacità di tentare il guizzo che fa uscire dalla palude, è stato il tecnico, come da tradizione, a pagare il conto per tutti: accroccatosi l'apparentemente rassicurante cantuccio di un 4-4-2 pallido e smunto, Stellone non si è di certo aiutato ammettendo anche a Latina di non riuscire a spiegarsi certe prestazioni e dando così l'impressione di essere in completo disarmo. E certamente di aiuto non lo è stata nemmeno la sfiga che, curiosamente, in questa prima parte di stagione ha, per esempio, voluto far terminare una serie interminabile di conclusioni dei galletti su pali e traverse di mezza Italia. Per non parlare delle condizioni fisiche impetosamente inadeguate di molti biancorossi, costretti troppo spesso a scendere in campo dalla mancanza di alternative plausibili. Di motivi per invocare la clemenza della corte, insomma, Stellone ne ha tanti, tantissimi. Il pubblico del San Nicola, intanto, lo ha già salutato con un'affettuosa pacca sulla spalla. Non si può dire che il commiato tra il tecnico e Sogliano sia stato altrettanto amichevole. 

Ora, lecito immaginare che la distanza tra il punto di vista del nuovo tecnico e quello del direttore sportivo si stabilizzerà a distanze meno siderali. Dal fuoco sotto la cenere che ha bruciato poco a poco l'ex Frosinone non vogliamo che si alimentino nuovi roghi. Il materiale a disposizione di Colantuono non è una cena imbandita la notte di Natale. Si continuerà a tentare di far di necessità virtù, a tirare la monetina nella speranza che cada dalla parte giusta. Piaccia o no, questo passa il convento.

Sezione: Copertina / Data: Mar 08 novembre 2016 alle 13:00
Autore: Diego Fiore
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