Peccato, ma il Bari ha dato tutto. Suona ripetitivo e compatto, ormai, il mosaico dei commenti dopo le gare dei biancorossi. Non che le storie siano sempre le stesse, anzi. Ci fosse un regista a tramare sull'attuale periodo del Bari entrerebbe di diritto nella categoria dei pensatori più folli e sofisticati. Proviamo a pensarla così e diciamo subito che al Partenio la gara è stata vibrante e ricca di pathos. Un Bari coraggioso e pimpante, meritatamente in vantaggio con una prodezza di Ricky Maniero (e pensare che era dato in dubbio fino a poche ore dal match), ha messo sulle corde un Avellino uscito fuori solo dopo l'espulsione di Cissokho.

Da lì è iniziata una gara evidentemente più equilibrata e schizofrenica, con gli irpini ad attaccare a caccia del pareggio (trovato con Insigne, parente illustre) e i biancorossi a tentare prima di chiudere la gara, sfiorando più volte il raddoppio, e poi impegnati in una stoica difesa del fortino governato in modo principesco da Micai. Micai, appunto. "Secondo a chi?", la domanda è aleggiata più o meno continuativamente per tutti i novanta minuti. L'estremo difensore veneto ha bissato la gara della passata stagione col Brescia in cui, all'esordio assoluto, mostrò già tutta la sua abilità tra i pali. Oggi si è candidato nuovamente, e senza quel rigore parato forse la gara avrebbe potuto subire un'inerzia persino peggiore. Provvidenziale insomma, e utilissimo alla causa. Fra le nuove proposte è piaciuto pure Dezi, motorino perpetuo in un centrocampo con Camplone decisamente più efficace e dinamico.

Questo il bicchiere mezzo pieno. Può bastare? Purtroppo no. Da considerare è indubbiamente anche la voce punti che continua a non sorridere. Vero, tanta sfortuna, ma il Bari dovrà riuscire presto a interpretare con più maturità i momenti davvero topici degli incontri. Sono quelli che individuano i particolari. Un cambio migliore di un altro, più freddezza negli ultimi metri, più lucidità nell'addormentare una partita. Bene la mentalità, ma appaiono da evitare le sbavature, singole incluse, anche oggi in grado di rovinare la storia. Cissokho e Di Noia, in luogo di Guarna e Donkor, i cattivi del precedente episodio. Errori di troppo. O forse errori e basta. Restano le intenzioni, al netto di qualche punto in meno. Bene ripeterlo, nonostante il pizzico di fiducia in più: non può bastareancora no.

Sezione: Copertina / Data: Sab 13 febbraio 2016 alle 19:00
Autore: Davide Giangaspero
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