Un finale mesto e modesto. Una cavalcata al contrario culminata con il pareggio di Avellino. Una frenata lunga, lunghissima, che ha visto il Bari perdere campo e terreno settimana dopo settimana. Da Trapani in poi, una sciagura, certificata dai numeri e delle prestazioni. E se per l'antipaticissima matematica i biancorossi restano ancora in corsa per un piazzamento playoff, la realtà parla di tutt'altro, dipingendo il vecchio galletto come un pugile suonato, abbandonato nel suo angolo e al suo destino. Una squadra alle corde, orfana di tanti elementi di valore. Come Brienza, sulla cui assenza non andrebbe però cucita nessuna giustificazione. 

Squadra costruita male e giocatori ingenerosi: sono questi i capi d'accusa mossi dalla platea (tifosi e media) ai protagonisti, finiti spesso sotto processo in questo lungo campionato. Due campagne acquisti che non hanno premiato. E se per la pochezza di quella estiva ci sono più scusanti (nuova proprietà da poco insediata con tutto ciò che questo comporta), per quella infruttifera (e faraonica sulla carta) condotta a gennaio non ci sono molte spiegazioni. Rinforzi importanti in ogni reparto, tutti giocatori di ottima fattura vittime, però, di una moltiplicità di infortuni che ne hanno condizionato il rendimento se non addirittura la presenza in campo. E qui l'accusa si interroga: più colpa del diesse e del mister (soci d'affari in seno al mercato) o dello staff medico e sanitario? Di entrambe le fazioni, visti i risultati.

In aula nella veste di persona informata sui fatti, anche il numero uno del club Cosmo Giancaspro è presente al processo. Nei suoi confronti, però, pochi indici rivolti. Almeno a livello sportivo, dove le responsabilità riconducono esclusivamente al duo Sogliano-Colantuono. Forse più verso il secondo, visto come ha giocato la sua squadra in questi mesi. O meglio, come non ha giocato. Le prestazioni del suo Bari sono state spesso impalpabili. La partita meglio giocata è stata quella contro il Frosinone, in cui i biancorossi vinsero giocando da grande squadra. Poi è arrivata Trapani e tutto è tornato come prima. Anzi peggio, molto peggio di prima visto lo scorse dell'ultimo mese. Quello che, secondo Colantuono, doveva essere quello decisivo. Ed infatti lo è stato, ma in senso apposto. L'operato del mister - a cui la corte dovrebbe però riconosciute alcune attenuanti - è risultato insufficiente. Come le sue dichiarazioni pre e post partite, fondate sempre sul 'io quello che dovevo fare l'ho fatto". Beh mister, non proprio. 

La mala sorte di Colantuono è dipesa anche dagli interpreti. In tanti hanno deluso le aspettative. E non solo sotto un profilo squisitamente tecnico. Se la banda non suona è il maestro che sbaglia, anche se i musicisti non pare abbiano poi fatto granchè per aiutarlo. 

Un anno duro e complicato sta volgendo al termine. Al presidente Giancaspro l'onere di rimettere insieme i pezzi di un puzzle mal riuscito. Seppur si sia trattato del suo primo tentativo, gli errori commessi restano e scrivono gli almanacchi. Errori da cui si deve imparare e ripartire per dare continuità ad un progetto che ha sempre la serie A come obiettivo. Almeno, stando ai piani industriali stilati, annunciati ma sin qui mai condivisi dallo stesso patron biancorosso. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 07 maggio 2017 alle 18:30
Autore: Andrea Dipalo
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