La sconfitta più dura nella partita più importante. L'Fc Bari 1908 esce di scena, fallendo miseramente. Nessuna ricapitalizzazione, nessun nuovo ingresso in società, che si avvia ora in tribunale, pronta per essere definitivamente sciolta e liquidata. 

Spazzati via. Una città intera gettata nella più angosciante e comprensibile disperazione. Lo spettro della serie D, la consapevolezza di dover ripartire daccapo, o quasi. Per colpa di un uomo che ha pensato esclusivamente a difendere i propri interessi a discapito di quelli di migliaia e migliaia di tifosi. Che ora piangono, come noi tutti, per la caduta del valoroso e spennacchiato galletto. 

Una corsa contro il tempo. Una corsa folle, inutile, consumata da solo. Senza idee ne risorse necessarie ma con l'unico obiettivo di non cedere il passo. Nemmeno a chi, quasi follemente, ha proposto il proprio intervento a discapito di tempistiche ristrette e documentazioni inquietanti che, di fatto, hanno impedito la buona riuscita di una trattativa di per sè difficile e complessa, che avrebbe dovuto portare gli imprenditori Napoli e Radrizzani a rilevare almeno il 70% delle quote societarie. Quote rimaste nelle mani di Cosmo Giancaspro, boia di un Bari strapazzato dalle acrobazie finanziarie di un individuo tanto inappropriato quanto egoista, che non ha fatto tutto quello che si poteva fare per salvare baracca e burattini. In fondo, sarebbe bastato ammettere le evidenti difficoltà ben prima, chiedendo a gran voce quegli aiuti necessari a tenere in vita una società lasciata invece naufragare.

Chi oggi piange ieri ha spesso fatto finta di nulla. Chi oggi si è fatto in quattro per rimettere in sesto la situazione, ha spesso assistito indifferente a quanto succedeva nei mesi scorsi. Dovremmo sentirci un po' tutti colpevoli, ma non sarebbe giusto: l'unico carnefice rimane l'uomo di Molfetta, insediatosi al comando solo due anni fa.

In attesa che procure e inquirenti facciano luce sulle tante criticità che ruotano intorno a questo fallimento, Bari si inchina al suo amaro destino. Un cazzotto in pieno stomaco, uno schiaffo in pieno volto. Una sentenza amarissima, che annerisce la passione di un popolo da sempre devoto alla propria squadra del cuore. Che ora non c'è più, o forse si. Ripartire si può, si deve. A prescindere. Ma si indaghi sull'operato di chi si è macchiato di tale reato.

Deragliare così, per pochi denari, a cui Giancaspro è rimasto ancorato con l'avarizia di chi non vuol vedere il proprio capitale sbriciolarsi senza rimedio. Grazie presidente per essersi reso protagonista di tale scempio.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 luglio 2018 alle 22:00
Autore: Andrea Dipalo
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