Addio sogni di gloria? Il Bari si guarda dentro e prova a rialzare il capo dopo l'ennesima delusione stagionale. La crisi del galletto è diventata un crogiuolo di sofferenze da cui sembra impossibile uscirne, il morale della tifoseria è ai minimi storici, eppure la speranza non si è dissolta del tutto. C'è chi confida ancora in questo gruppo, capace qualche mese fa di regalare fantastiche illusioni. Il suo condottiero Roberto Alberti oggi vive parallelamente le angosce della "sua" creatura. In esclusiva ai nostri microfoni l'ex allenatore biancorosso ha analizzato il momento delicato vissuto da un'intera città. La dolce favola può essere riscritta. E' la ferma convinzione del tecnico marchigiano.

30 punti dopo 26 giornate, gioco e risultati che non ci sono e zona playout a due passi, se l'aspettava un Bari così?

"La speranza è che arrivino giorni migliori. Questa squadra è stata costruita per restare in alto e vederla in quella posizione di classifica fa sicuramente un certo effetto".

Quale migliore medicina per risollevarsi da questo impasse?

"Vivo questa situazione da lontano ma credo fermamente nell'etica del lavoro. Per raggiungere un obiettivo bisogna lavorare tanto e soprattutto avere una buona dose di pazienza e fiducia. Bisogna fidarsi di questi ragazzi. Spesso dalle sconfitte si riescono a capire i punti deboli da cui è possibile attingere per progredire e ripartire. Ma attenzione a non trasformare tutto questo in alibi. Non ci sono scusanti. Nel calcio le scuse non portano a nulla e non consentono ad un gruppo di migliorare".

Il match di sabato vedrà i galletti sfidare il Lanciano. Un anno fa (era l'8 marzo, ndr) proprio contro i frentani il Bari costruì la sua rimonta verso i playoff. Cosa ricorda di quel momento?

"E' stato un periodo particolare. Eravamo reduci da prestazioni altalenanti. Dopo la gara di Modena, il punto più basso della mia gestione, siamo riusciti a ripartire. Proprio quella sconfitta ci ha permesso di lavorare su quelli che erano i nostri difetti. Abbiamo messo da parte ogni forma di individualismo e ci siamo compattati come gruppo. Quell'unione è stata il nostro segreto e oggi è l'unica possibilità per riemergere tutti".

Spazio al gruppo ma chi può e deve fare la differenza in questo Bari?

"E' un gruppo praticamente nuovo. Per esempio contro il Livorno c'era solo Defendi della vecchia guardia. Ripeto per ripartire ci vuole tempo".

Nel frattempo secondo lei si potrebbe pensare di tornare al vecchio modulo, 4-3-3...

"Vedo oltre i numeri. E' l'atteggiamento che fa la differenza. La squadra ha al suo interno le risorse giuste per risollevarsi e poi Nicola è un allenatore preparato, come lo è Mangia. Il mister saprà bene come affrontare i problemi legati alla stagione in corso".

Capitolo portieri: come vede il dualismo Donnarumma-Guarna?

"Su Enrico posso dire che è un ottimo portiere. E' stato uno fra i migliori nel suo ruolo lo scorso anno in cadetteria. Tuttavia preferirei non entrare nel merito della questione tecnica anche perché conosco poco Donnarumma".

Apriamo una piccola parentesi sul mercato. Lei si sarebbe privato di Sciaudone?

"Non saprei dire. Pur riconoscendo a Daniele un ruolo da leader nel mio Bari credo sia limitativo fermarsi a parlare solo dei singoli. Il 'noi' è più importante in certe dinamiche".

Mister, a Bari in molti continuano ad invocare il suo nome. Che effetto le fa?

"Ho vissuto momenti indimenticabili in Puglia. Un'esperienza che non potrò mai dimenticare. In quei mesi ho capito che Bari ha un cuore grande. Tuttora mi è ancora difficile mettere da parte questi sentimenti. Sarà praticamente impossibile".

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Sezione: Esclusive / Data: Gio 19 febbraio 2015 alle 11:15
Autore: Fabio Mangini
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