Antonio Di Gennaro: toscano, protagonista assoluto del Verona dello scudetto, capitano del Bari, oggi commentatore per Sky. Vive nel capoluogo pugliese ed ama il biancorosso. Fu fortemente voluto da Vincenzo Matarrese nel lontano 1988   – “Mi chiamavano anche all’1,30 di notte, mi spiegavano che qui a Bari c’era un progetto” – ci dice -  “Anch’io venni intrigato, tanto che scendere in B non fu un problema. Conoscevo il calcio a Bari, la passione dei tifosi: furono tre anni molto belli”. In mattinata ha concesso alla nostra redazione un’intervista su tutto l’universo del galletto: da Bellomo, ai Matarrese, passando per Torrente ed Angelozzi.

La famiglia Matarrese ora si è disimpegnata: cosa vuol dire loro?

“Lo dico da anni ormai. Io non ho voglia di rivalsa, non c’è nessuna remora, ma la realtà è questa: non c’è mai stato nessun progetto europeo, in 35 anni di presidenza non c’è mai stata passione, attaccamento, ambizione. Per loro è stato sempre qualcosa di diverso: è stata una gestione mediocre. Quando sono stati fatti passi importanti grazie all’arrivo di qualche personaggio pratico, intelligente, si è riusciti puntualmente a distruggere tutto. Ora l’autogestione a causa del disimpegno: per molti è l’unico modo, ma non è così. Bari non merita questo. Bisognerebbe riunire tutti, dai tifosi alle istituzioni ma il problema economico è troppo grande: 30 milioni di debiti di cui 22 con l’erario. Qualche tempo fa, mi recai al forum della Gazzetta del Mezzogiorno: c’era anche Antonio Matarrese che spiegò chiaramente il problema. Era presente solo l’assessore Sannicandro, non il sindaco. Ecco, a Bari mancano  anche le istituzioni. In altre città Napoli, Firenze dopo il fallimento delle società sono intervenuti anche i sindaci”.

Angelozzi? Sono in molti a non aver capito il mercato di gennaio...

“Parlano i risultati: è arrivato quando il Bari era in un’ottima posizione in A ed ora siamo ad un passo dalla Lega Pro. Tanti lo giustificano perché non ci sono soldi, ma io vorrei capire: oggi, chi lavora con i soldi? Altre realtà spendendo pochissimo hanno fatto molto bene, la Sampdoria con Marotta e il compianto Garrone, sono arrivati persino in Champions. La verità è che Angelozzi gode della stima di quasi tutti gli organi di informazione, ma guardiamo i risultati: la campagna di gennaio con Ventura, i giocatori che non sono arrivati, operazioni assurde come quella di Bellomo…”.
 

Quest’anno la squadra ha cominciato bene, poi, il crollo. Ieri, forse, contro il Vicenza, si è riaccesa la luce. Cosa succederà?

“La vittoria è stata importante, anche il pareggio non sarebbe bastato. Ora abbiamo Juve Stabia, Brescia e Padova, squadre importanti che lottano per obiettivi importanti. C’era bisogno di unità dopo un mercato di gennaio che, probabilmente, aveva lasciato Torrente un po’ solo. Ieri l’abbraccio della squadra, giocatori che, vista l’emergenza, si sono adattati a nuovi ruoli, dimostrando di crederci. Quello che succederà domani sta molto al caso: a novembre qualcosa si è rotto. Hanno influito anche alcune dichiarazioni come “vendiamo i migliori”. Che poi, diciamocelo, l’unico sarebbe Bellomo. La vittoria di Vicenza, per tutto questo, diventa fondamentale. Magari non tornerà il bel gioco, prima si creavano 10 – 12 palle gol, ora 2 e si fa un gol. Questo è il calcio, ma l’importante è fare il massimo per vincere. Lo spirito c’è, giocatori come Iunco, Caputo, hanno dato il massimo trascinando tutto il resto della squadra”.

Quindi l’unico nome su cui puntare è Bellomo?

“Non ci sono altri grandi nomi. Nicola giocava bene perché anche la squadra lo aiutava, lui ha fatto grandi cose in una posizione che era la sua, poi è stato spostato per cercare di inserire i nuovi, i vari Tallo, Ghezzal, De Falco: situazioni che hanno creato tatticamente qualche problema. Ora s’è capito che la vecchia guardia è quella che conta. Ieri la dimostrazione: lo stesso Sciaudone è stato troppo frettolosamente messo fuori ed è, attualmente, il migliore tra i centrocampisti. Bellomo ora dovrà ritrovarsi: le voci di mercato lo hanno frastornato. Se torna può trascinare”.

Cosa pensa di mister Torrente? Ha ricevuto moltissime critiche in questo sciagurato inizio d’anno…

“Quando le cosa vanno male le colpe sono di tutti. A Bari, per di più, non si è capito se Torrente e Angelozzi fossero d’accordo sul mercato di gennaio. Sono davvero in sintonia? Già si parlava di un avvicendamento ad inizio campionato, ma il tecnico è rimasto e si è anche decurtato l’ingaggio, poi forse l’hanno lasciato solo nel momento più importante. Qualche errore l’ha commesso, la squadra è calata un po’ fisicamente ed i nuovi non si sono inseriti a dovere. All’indomani di Vicenza, Torrente è tornato sugli scudi: a Bari, si sa, si vive alla giornata. A me sembra una persona per bene, umile che, come ogni allenatore, si deve assumere tutte le responsabilità quando le cose vanno male. E’ cultura italiana, per me è sbagliata, ma va così”.

Non avesse allenato il Bari, una società in difficoltà economica, sarebbe stato esonerato?

“Ci sono stati casi di allenatori esonerati prima che cominciasse il campionato, fa parte della nostra mentalità. Quando l’allenatore perde il gruppo va cacciato. In Serie B alcune squadre, vedasi Grosseto e Spezia, hanno cambiato più allenatori non ottenendo alcun beneficio. A Bari sicuramente l’aspetto economico ha inciso ma, dopo ieri, a me sembra che il gruppo sia con lui”.

A Bari il calcio sta morendo e di questi tempi la serie B diventa un patrimonio non solo sportivo, ma anche economico. Cosa si sente di dire ai tifosi?

“Io li rispetto: chi va allo stadio, chi no. Probabilmente chi non va soffre ancora di più. I Matarrese hanno chiuso: in cosa bisogna sperare? Loro vogliono vendere davvero? Ci sarà qualcuno disposto ad acquistare? In questo momento economico è difficile, non si capisce neanche quanto vale la società. Ora stanno cercando di rateizzare su base quindicinale i debiti. Bisogna capire se qualcuno ha “le palle” di fare un progetto. A Bari manca tutto e da sempre. Non c’è la volontà di far qualcosa d’importante. Ci vogliono idee, programmazione, i Matarrese non l’han fatto sino ad ora, perché dovrebbero cambiare? Fallire certo, sarebbe un problema anche per le loro aziende. In tutto questo, l’unico a non avere colpe, è il tifoso".

Nessun sogno quindi…

“Siamo soli purtroppo. Questa piazza ha potenzialità incredibili, ho amato la tifoseria. Sono stato capitano del Bari e ne sono orgoglioso. Ci sono state solo chiacchiere, chiacchiere e basta. Ci vogliono personaggi importanti, competenti. Manca persino il settore giovanile, si potrebbe imparare da altre realtà ma, ripeto, manca la volontà di costruire. Io rispetto i Matarrese, io ho dato loro qualcosa, loro mi hanno ricambiato ma non per questo non devo dire quello che penso. Sono stato attaccato per le mie idee. Mi hanno accettato quando tutto andava bene, ora provano ad isolarmi. Forse quando ho parlato di gente “servile” attorno al Bari, ho usato un termine troppo forte, magari avrei potuto dire “accondiscendente”. La sostanza è che si tratta di gente che sa e che non fa nulla, forse per paura. Manca la passione: basti pensare al Catania: cosa manca a Bari? Non conoscono la parola “investimento”, non abbiamo investito sul nostro simbolo neanche quando eravamo decimi in A, eppure del nostro calcio ne parlava tutta Europa. La colpa è dei tifosi allora? Assolutamente no”.

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ESCLUSIVA CONSENTITA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE TUTTOBARI.COM

Sezione: Esclusive / Data: Mar 05 marzo 2013 alle 17:30
Autore: Gianluca Lippolis
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