Lorenzo Filippini ha tutta l'aria di uno che sa marcare bene chi gli sta davanti, attaccante o giornalista che sia. Risposta sempre pronta, simpatia naturale, a sentirlo parlare non diresti che è un classe '95. E pensare che il suo arrivo a Bari risale a quasi tre anni fa, quando era poco più che un bambino. In questa intervista in esclusiva per Tuttobari si parte proprio da lì, dai suoi giorni in maglia biancorossa.

Che ricordi ti ha lasciato l'esperienza pugliese, Lorenzo? "É stato un periodo bellissimo. Con i compagni e la società avevo un ottimo rapporto. Ero felice, anche perchè quella maglia l'avevo fortemente voluta".

Ah, sì? Non pensi di essere arrivato troppo presto in Puglia? "Mi rendo conto che esordire nel calcio professionistico a Bari non è da tutti. Io però mi ripetevo sempre che sarei cresciuto di più, sotto ogni profilo, giocando cinque partite al San Nicola piuttosto che raccogliendo il doppio delle presenze in una realtà più piccola. La mia fu una scelta precisa, tutt'altro che casuale o dettata dalle contingenze".

Pensi di essere oggi un giocatore diverso rispetto a quello apprezzato in Puglia? "Certamente sì, sono cambiato e cambierò ancora. L'esperienza ti trasforma. In genere si dice che un giocatore debba fare la gavetta in provincia: eppure io non mi sono pentito di quella scelta, anche perchè non giocai affatto male pur essendo impiegato per lo più da centrale di sinistra in una difesa a 3, quando in verità nasco terzino".

La squadra però fallì il proprio obiettivo stagionale minimo, cioè i playoff. "La stagione non era iniziata nel migliore dei modi. Quello che si chiedeva a Nicola era un mezzo miracolo. Non andò come si sperava, anche perchè il tempo a sua disposizione era poco. Al mister comunque sono rimasto molto legato: è stato lui a lanciarmi nel professionismo, a darmi fiducia e consapevolezza delle mie qualità".

Dopo una prima parte di stagione a Cesena sei sbarcato a Chiavari. Che squadra e che gruppo hai trovato? "Innanzitutto ho scoperto che l'Entella è davvero un'ottima squadra. Il gruppo poi è molto coeso e, anche se il nostro obiettivo è la salvezza, non ci neghiamo il piacere di sognare".

Breda che allenatore è? "É molto preparato, conosce il calcio. Dal punto di vista umano, è un uomo equilibrato. Ha avuto un ottimo impatto con l'ambiente e i risultati si vedono".

Il Bari vive un momento di forma strepitoso. Come pensate di fermarlo? "Semplicemente dovremo fare la partita perfetta. La nostra compattezza può creare problemi a chiunque, anche al Bari. Ma inutile negare la realtà: quella biancorossa è una squadra con un tasso di qualità spaventoso. Tutti gli addetti ai lavori, alla luce del mercato di gennaio dei galletti, si sono resi conto che stava nascendo una corazzata. Parliamo probabilmente di quella che, ad oggi, è forse la squadra più forte del campionato".

Non posso non farti una domanda su Caputo: in Serie B non ha mai segnato tanto come a Chiavari. "Ciccio lo conosco bene: già a Bari mi resi conto che il senso del gol è scritto nel suo DNA. In Serie B uno come lui fa la differenza. Qui a Chiavari si sente importante, tutti gli vogliono bene: quand'è così i gol vengono da sè".

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Sezione: Esclusive / Data: Gio 02 marzo 2017 alle 21:00
Autore: Diego Fiore
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