Un professionista serio e preparato che nonostante la sua giovane età vanta già una carriera di tutto rispetto. Dieci anni nel settore giovamile del Bari, presenza nello staff tecnico del Martina in prima divisione poi Casarano, e primo allenatore del Liberty Bari nell'era targata Canonico (eccellenza) poi Real Altamura sempre nella premier league pugliese e lo scorso anno trainer dell'Ostuni (serie D) nelle ultime dodici partita di campionato.
Quest'anno invece ha scelto di aderire al progetto attuato dagli imprenditori baresi Francesco Lombardi e Nicola de Tullio che hanno voluto all'interno del centro sportivo Green Park situato nel capoluogo pugliese. I due hanno voluto creare l'Accademia del calcio e in particolare una squadra allievi molto forte e competitiva che disputasse il torneo regionale. I risultati si vedono eccome. Visto che la squadra è a punteggio pieno. Stiamo parlando dell' allenatore Lorenzo Catalano, figlio della mai dimenticata bandiera biancorossa Biagio Catalano che abbiamo voluto stuzzicare sul momento del Bari sia societario che agonistico.
Lorenzo, il Bari fallirà o si salverà? "Sono convinto che il galletto continuerà ad essere presente in questo campionato o al massimo in serie A. Non fallirà. Il Sindaco Emiliano, troverà un accordo con i Matarrese e gli imprenditori locali interessati all'acquisto del club. Anche se devo ammettere che la famiglia Matarrese a mio avviso non ha tutta questa grande voglia di cedere il club. Ma ripeto ritengo che alla fine per forza di cose si debba ad un punto di svolta per il bene della città, della tifoseria e della squadra che ha bisogno di tranquillità per rendere al meglio".
Credi in una grande cordata che si unisce per acquisire il Bari o ad un ristretto numero di acquirenti? "Penso che si materializzerà la seconda soluzione. Unire tante teste non è facile. Per gestire una squadra di calcio è necessario avere unità di intenti, un obiettivo più facilmente raggiungibile quando “nella stanza dei bottoni ci sono poche persone".
Che Bari è quello di Vincenzo Torrente? "Ad inizio stagione la società ha dichiarato apertamente di voler centrare i play-off. Anche i calciatori lo stanno ribadendo a chiare lettere. Il quinto posto poi dista solo cinque lunghezze quindi con applicazione, determinazione e fortuna, che non guasta mai, i playoff possono arrivare".
Sei concorde o contrario sulle critiche rivolte a Vincenzo Torrente per i cambi effettuati in Bari- Vicenza? "Assolutamente contrario. Il tecnico ha quotidianamente il polso della situazione e conosce singolarmente sotto ogni aspetto i giocatori a disposizione. Quindi se ha fatto certe scelte avrà avuto i suoi buoni motivi. Del resto a Brescia si è vinta la partita proprio grazie ai cambi operati a gara in corsa. Quindi non posso che essere assolutamente dalla parte di mister Torrente che nonostante le tantissime difficoltà sta facendo un ottimo lavoro".
Una vita passata nel settore giovanile, ci pensi ad un ritorno nel medio-lungo periodo nel Bari? "Ci penso e anche tanto. Tra me e il Bari sin da bambino c'è un amore incondizionato. Iniziato da tifoso che era presente in curva fino alla professione di tecnico e i dieci anni splendidi vissuti in biancorosso. Con una perla che porterò sempre nel mio cuore, il riferimento è senza dubbio alla finale scudetto giovanissimi disputata nel 2005 contro l'Inter di Santon, Obi, Destro, tutta gente che oggi è in serie A. Un match bellissimo che perdemmo solo ai rigori. Due calciatori che allenavo ora fanno le fortune del Bari anche se mi rammarica che anche altri ragazzi dotati di quel gruppo non sono riusciti ad emergere ad altissimi livelli pur avendone le possibilità. In futuro spero davvero di poter tonare nel Bari, è la squadra della mia città per la quale soffro quasi da quando ero in fasce. Allenare la prima squadra sarebbe il massimo della vita. Io mi impegno quotidianamente per svolgere al meglio il mio lavoro che amo tantissimo, se un giorno dovesse arrivare questa chiamata toccherei il cielo con un dito".
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