La strepitosa vittoria esterna del Bari Primavera in casa della Lazio, porta indiscutibilmente come suo uomo copertina Vito Leonetti, autore di una fantastica doppietta. Tuttavia il nome dell'attaccante andriese di certo non balza solo adesso agli occhi degli appassionati. Il calciatore classe 1994, infatti, è da anni considerato uno dei migliori prospetti dell'intero settore giovanile barese. Due anni fa Leonetti segnò 10 gol alla sua prima stagione da professionista in prestito tra le fila dell'Agnonese in Serie D, un numero impressionante per un ragazzo di allora 18 anni. L'anno scorso, invece, è stato il capocannoniere della squadra biancorossa con ben 13 reti, molte delle quali di pregevolissima fattura, posizionandosi al secondo posto nella classifica marcatori del girone C, addirittura al primo se si escludono i calci di rigore: sei infatti quelli battuti dal congolese della Fiorentina Bangu (autore di 15 reti totali), contro uno solo di Leonetti. Poi quest'estate tante voci, tante trattative ma alla fine un nulla di fatto e così Leonetti si trova a giocare ancora in Primavera, questa volta come fuoriquota. Tuttobari.com ha avuto il piacere di intervistarlo in esclusiva.
Descrivi le tue caratteristiche a tutti coloro che non ti conoscono: quali sono le tue qualità principali? Dove invece devi ancora migliorare?
"Io posso giocare indifferentemente come seconda punta o come esterno d'attacco. Nel primo caso credo di essere bravo ad inserirmi alle spalle dei difensori. Quando gioco sulla fascia, invece, riesco molto bene a puntare l'uomo, saltarlo e tirare col destro a giro. Ovviamente devo migliorare ancora tanto, specialmente dal punto di vista tattico."
Qual'è stato l'allenatore più importante nel tuo percorso di crescita?
"Tutti hanno avuto la loro parte ma se devo dirne uno scelgo Corrado Urbano. Oltre ad essere il mio allenatore attuale, infatti, è stato l'allenatore che mi ha lanciato durante la mia prima esperienza nel calcio dei grandi, all'Agnonese in Serie D. Quell'anno ho segnato tanto, e lui mi ha aiutato tantissimo, sia sotto l'aspetto calcistico che umano. Non è facile per un 18enne andare fuori di casa e vedersela con gente più esperta, ma lui mi ha dato tanti consigli e ha avuto il coraggio di farmi giocare sin da subito."
Tu hai vissuto l'esaltante cavalcata del Bari dei miracoli con Alberti e hai svolto il ritiro estivo di Pieve di Cadore agli ordini di Mangia. Quale differenza c'è fra i due tecnici?
"Sono due grandi allenatori. Forse Mangia è più preparato da un punto di vista prettamente tecnico, anche perchè ha più esperienza e un curriculum importante. Io però sono molto legato a livello affettivo ad Alberti. L'anno scorso (Leonetti era stabilmente aggregato alla prima squadra ndr) abbiamo fatto qualcosa di irripetibile, quella pazza rincorsa rimarrà nella storia e a Latina abbiamo interrotto un sogno che sembrava dovesse portarci in A. La ricorderò come l'esperienza più bella della mia vita anche se dopo l'eliminazione ai play-off eravamo tutti distrutti. Inoltre Alberti mi ha fatto esordire sia in Serie B che in Coppa Italia. Entrambi, comunque, lavorano molto bene con i giovani."
Quest'estate sei stato al centro di svariate trattative con squadre di Lega Pro: Lucchese, Matera, Melfi, Barletta, per citarne solo alcune. Cosa è successo veramente? Perchè sei rimasto a Bari?
"Onestamente sono vicende che non conosco benissimo, pur riguardandomi in prima persona. Sono stato più volte sul punto di lasciare Bari in prestito, ma alla fine tutte le trattative sono saltate, per vari motivi. Il direttore Antonelli ha detto spesso di tenermi in grande considerazione e io adesso, pur giocando in una categoria che non è la mia, devo dare il massimo anche per provare a puntare alla prima squadra. Via a Gennaio? Forse sì, ma adesso è troppo presto per dire con certezza cosa accadrà..."
Un talento enorme, caterve di gol, ma una carriera fra i professionisti che stenta a decollare. La sensazione, forte, è che se fossi sudamericano o slavo la tua vita lavorativa avrebbe già preso un'altra piega. Credi che nel nostro paese si abbia paura di puntare sui giovani italiani?
"Un pò si, ma dipende molto anche dalle singole società. Il problema è che spesso, quando un giovane sbaglia, viene messo sulla graticola più di quanto non succeda invece con un giocatore esperto. E il ragazzo, specialmente se non ha tanta personalità, rischia di soffrire questa situazione. Io, comunque, non ho mai percepito questa condizione attorno a me e mi sono sempre trovato bene ovunque abbia giocato."
Il tuo sogno nel cassetto?
"La Serie A e la Nazionale, ma la strada è ancora lunghissima..."
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