Il 29 ottobre 2014 è stato un giorno triste per tutti i tifosi del Bari. Esattamente un anno fa, infatti, dopo aver combattuto a lungo contro una brutta malattia, moriva Klas Ingesson, carismatico centrocampista svedese che ha militato nel Bari tra il 1995 e il 1998. 

L'ex numero otto biancorosso, che è stato anche capitano del club biancorosso, ha collezionato novantaquattro presenze e dodici reti di cui ben quattro ai cugini del Lecce. Per ricordare il possente atleta venuto a mancare all'età di 46 anni, la redazione di TuttoBari.com ha contattatoi tre calciatori che hanno condiviso con Klas Ingesson l'ambiente barese. 

Igor Protti, storico bomber della squadra biancorossa nel 1996, ha ricordato così il suo ex compagno: "Proprio qualche tempo fa, ho rivisto un po’ di miei gol realizzati a Bari. Dopo averne segnato uno, mi abbraccio con Klas. Mi sono emozionato molto. Tutti coloro che l’hanno conosciuto sanno che uomo era. Era dotato di grande lealtà e professionalità, ingredienti essenziali per uno spogliatoio".

Anche Luigi Garzya non si è nascosto, ricordando inoltre un altro compagno ai tempi del Bari che adesso non c'è più: "Klas era una persona spettacolare. A tratti poteva sembrare un po' burbero ma aveva un cuore d'oro. Mi è dispiaciuto tantissimo. Purtroppo la vita spesso ci riserva questi capitoli così brutti. Un altro esempio è quanto accaduto a Franco Mancini. Conservo dei bellissimi ricordi di Klas, ecco voglio ricordarlo ancora in campo, un vero guerriero".

Ed infine, c'è spazio anche per Rodolfo Dodo Giorgetti, che ai nostri microfoni ha raccontato anche un curioso aneddoto sull'esperienza dello svedese in riva all'Adriatico: "Rimarrà sempre dentro di me. Per me è stato fondamentale prima come uomo e poi come compagno di squadra.  Era un esempio di equilibrio, Klas sapeva gestire al meglio lo spogliatoio. È fondamentale avere un giocatore di quel livello tecnico e caratteriale in squadra. Con la sua personalità prendeva per mano la squadra. Avere giocatori come lui era la fortuna di tutti gli allenatori. Si sentiva fondamentale ma allo stesso tempo responsabile della squadra stessa. Quando c’erano situazioni non facili, era lui a mettere tranquillità ma quando invece si doveva lavorare con intensità lui era sempre pronto. Ricordo quando in un momento difficile dove c’era bisogno di riscatto, prima di un allenamento, mi confidò che proprio quel giorno avrebbe cercato di potenziare la parte caratteriale di Gaetano De Rosa. Si arrabbiò con lui in maniera forse esagerata per stimolarlo. In lui infatti, riconosceva un leader difensivo, con grandi qualità tecniche ma non ancora forte dal punto di vista caratteriale".

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Sezione: Esclusive / Data: Gio 29 ottobre 2015 alle 10:00
Autore: Gianluca Sasso
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