La parola tifo ha origine greca ed è collegata a delle malattie che causano febbre alta e offuscano la mente, togliendo la lucidità. Il legame con lo sport dipende dal contagio: il tifo è infatti una malattia contagiosa, l’entusiasmo per una squadra si trasmette tra le persone in gruppo, poco prima di un evento sportivo. Cosa succede a Bari? Come mai, nonostante la squadra sia nelle prime posizioni di classifica (e, paradossalmente, a ridosso del secondo posto), il pubblico barese, che negli anni si è sempre mostrato vicino ai colori biancorossi a livello numerico, proprio non ne vuol sapere di dare fiducia alla squadra di Grosso?

Per analizzare il problema è necessario capire cosa desidera davvero il tifoso dalla squadra. E' risaputo che il supporter biancorosso medio ami vivere a 360° la vita della club e tutto quello che ruota intorno alla sfera del galletto. La comunicazione è uno dei motivi di sopravvivenza di una società di calcio. Il rischio è che meno si parla e peggio è.

La mancanza di comunicazione in una società dà adito a pettegolezzi (vedi caso-stipendi di poche settimane fa) che, molto spesso, finiscono per essere oggetto di incessanti polemiche. Non meno controverso pare oggi il silenzio stampa da parte del tecnico Fabio Grosso. Quando un tecnico (peraltro già oggetto di pareri non unanimi) non si presenta ai microfoni, taglia il filo diretto con i tifosi, prima ancora che con i cronisti. Come non riportare alla memoria la meravigliosa stagione fallimentare, quando i vari Sciaudone, Defendi e compagnia cantante iniziarono la cavalcata playoff con una comunicazione fatta di selfie, oltre che di gesti, con i calciatori che distribuivano acqua e cornetti al botteghino? A mancare oggi sembra proprio quella magica scintilla. Con il tifoso reso un po' malinconicamente sempre più distante dalla squadra, in attesa di una svolta che evidentemente ancora non vede.

Sezione: Focus / Data: Sab 28 aprile 2018 alle 19:00
Autore: Giosè Monno
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