Una carriera da predestinato falcidiata da una miriade di infortuni. Ecco, in estrema sintesi, il vissuto calcistico di Libor Kozak. Dopo numerose difficoltà, il possente attaccante ceco, originario di Opava, è finalmente riuscito a ritagliarsi uno ruolo da protagonista in una piazza che ha fortemente creduto in lui, quando nessuno sembrava più farlo.
Il giovane Libor arriva in Italia nel 2009. La dirigenza biancoceleste si convince della bontà dell'acquisto dopo aver monitorato le sue prestazioni tra Opava e nazionale U-19. "E' un ragazzo eccezionale. - dice Roberto Senese, ex allenatore della primavera della Lazio a TuttoBari.com -. Dopo un periodo di ambientamento, ha fatto vedere tutte le sue qualità. Lo puoi lasciare da solo in avanti sapendo che fa la guerra con tutti. Sabatini ci aveva visto giusto". La Lazio decide di mandarlo in prestito in Serie B. La squadra in questione è il Brescia. Il centravanti collezionerà 26 presenze realizzando 5 gol e darà un contributo fondamentale per la promozione delle rondinelle in Serie A.
L'annata in cadetteria restituisce alla Lazio un giocatore diverso. I biancocelesti ci puntano e la fiducia viene ripagata. Nel corso del triennio, il giocatore va spesso in gol in Europa attirando l'interesse dei club esteri. Le caratteristiche di Kozak si sposano alla perfezione con il calcio inglese e l'Aston Villa, nell'estate del 2013, versa 8 milioni di euro nelle casse della Lazio per assicurarselo. L'impatto è subito positivo. Nei primi giorni del 2014, durante un allenamento, va ad impattare con il compagno di squadra Clark. La diagnosi è terrificante: rottura di tibia e perone. Stagione finita.
Le scorie di quel infortunio non lo abbandonano e l'anno a seguire non vedrà mai il campo. Il tempo vola via velocemente e il calciatore sembra un lontano parente rispetto a quello visto in Italia e nei primi mesi in Inghilterra. Il 23 gennaio 2016, l'Aston Villa affronta il WBA. La gara finirà 0-0, ma il risultato poco importa. Kozak uscirà anzitempo dal campo. La caviglia è fratturata.
Riabilitazione e duro lavoro. L'obiettivo è fissato: Kozak si sente un calciatore e vuole tornare in campo. Abbandona la perfida Albione e trova nel Bari un porto sicuro. Il 13 gennaio torna in campo da titolare. Il palcoscenico non è certo dei migliori, ma realizza una doppietta in amichevole. Un toccasana di fiducia e autostima accompagnate dalle parole al miele del tecnico e dei compagni. Sette giorni più tardi, in un impegno ufficiale (Cesena-Bari), parte dal primo minuto ma senza incidere. Nelle successive due gare subentrerà dalla panchina. La squadra è in crisi. Sabato 10 febbraio arriva la capolista al 'San Nicola', il temuto Frosinone. Grosso scruta, osserva e riflette. Sa che puntare sul ceco potrebbe rivelarsi un azzardo in un momento così difficile, ma ha il coraggio di farlo e viene ripagato nel più dolce dei modi: sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Kozak si libera dall'affettuosa marcatura del difensore di turno e al 63' supera Bardi con un preciso colpo di testa. Esplode festante l'astronave. Si toglie i fantasmi di dosso il calciatore. Il calvario sembra finalmente finito.
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