La magia di Avellino è lontana ma l'attacco ha bisogno di Maniero

Dura la vita da bomber. Ne sa qualcosa Riccardo Maniero. La stagione dell'attaccante campano stenta a decollare. Il suo score, fermo impietosamente a quota 5 centri (tre dei quali giunti solo su calcio di rigore), sintetizza in modo chiaro ed inequivocabile le difficoltà incontrate sino ad oggi dall'ex centravanti di Pescara e Catania. L'ultimo sigillo infatti risale a quasi due mesi fa, contro la Spal e sempre dal dischetto. Mentre per trovare una rete su azione bisogna andare ancora più a ritroso: il 29 ottobre scorso contro la Pro Vercelli, gara che il Bari fa sua al San Nicola per 2-0. Sulla panchina dei galletti sedeva Stellone.

RICORDI - E' trascorso un anno esatto da quella spettacolare sforbiciata di Avellino. Una prodezza balistica degna del migliori spot sul calcio. Forse l'apice della sua carriera in biancorosso. Da quel momento, più dolori che gioie, un rapporto raffreddatosi con la tifoseria e la maledetta condanna che ogni attaccante porta in dote: metterla dentro! Che quella che stia vivendo possa essere una fase di stanca della sua carriera? L'auspicio è che tutto scorre, tutto passa. Nel frattempo cercasi Maniero, quello vero. Ma a render ancor più amaro il periodaccio ci sono le due esclusioni consecutive contro il Vicenza e sabato a Cesena.

CONCORRENZA LEALE - Il fiuto di Floro Flores, la fame di Raicevic, le magie di Brienza e Galano, senza dimenticare la ventata di freschezza di Parigini. Sono tante le soluzioni offensive per mister Colantuono. Così sembra impresa ardua scegliere chi tra questi debba restare in panchina. A pagarne lo scotto, almeno per ora, è Maniero che ad ogni modo continua a beneficiare dell'affetto e della stima reciproca dei suoi compagni (l'abbraccio di dieci giorni fa con Floro ne è una fervida testimonianza). Il clima dunque è sereno, la concorrenza è leale, anche questo Bari, ne siamo certi, avrà bisogno di lui, del suo bomber con la maglia numero 19.