"Se il Bari dovesse andare in serie A il merito sarà anche e soprattutto nostro". Ha tuonato così, in una recente intervista, Antonio Matarrese. Secondo l'ex presidente del club biancorosso, dunque, le future e possibili fortune del bistrattato galletto saranno - se conseguite - figlie anche dell'operato della famiglia a capo della società biancorossa per oltre un trentennio. In breve, l'Onorevole sostiene che "è grazie ai nostri sacrifici e alla nostra decisione di andare incontro al fallimento nei tempi giusti se il Bari oggi è tornato a vivere e sognare". Apriti cielo.

Le parole (quelle appena riportate sono solo uno stralcio) dell'ex numero uno del calcio italiano hanno generato più polemiche che consensi. Nella marea di commenti e di reazioni (tutte contrarie alle affermazioni di A. Matarrese) si è evinto, oltre al totale dissenso, anche un marcato rancore da parte dei tifosi che, per ovvi motivi, non si è ancora placato (e forse mai lo sarà). Ferite aperte e solo ossigenate dall'avvento di Paparesta che ha sì ridato smalto e prospettive ad un ambiente ormai saturo e in sofferenza, ma che non ha ovviamente cancellato d'incanto le atrocità vissute negli ultimi anni, tutte riconducibili alla famiglia Matarrese.

Se il Bari oggi è vivo e vegeto non lo deve, ci spiace presidente, alla famiglia Matarrese, che ha fatto sì tanto per il Bari ma che, purtroppo, ha spesso toppato lasciando naufragare il club fino al fallimento. Se il giocattolo che la vecchia proprietà ha detto sempre di amare è ancora in vita lo deve esclusivamente a persone coraggiose e davvero innamorate del galletto (dirigenti e imprenditori esterni). Persone che, soprattutto dopo l'ultima retrocessione in serie B, hanno badato a tutto mettendo mani anche ai portafogli per sopperire a mancanze gravi da parte di una proprietà assente e lontana non solo quando si è trattato di metter fuori dei quattrini. Una società fantasma.

Se il Bari oggi esiste non è per merito dei Matarrese ma di chi - all'asta - è riuscito a comprarlo; è di chi, in questi anni, è riuscito a sostenerlo, a tenerlo sù, mettendolo a riparo dal peggio poi arrivato con un fallimento inevitabile e per questo non meritevole di consensi e solidarietà. Andare in tribunale è stata la scelta più ovvia (e conveniente per tutti) che si potesse prendere. Farla passare oggi come una sorta di favore fatto nei confronti dei tifosi del Bari è, ci permetta presidente, un autogol clamoroso, una sciocchezza.

Un peso, il club, dai cui i Matarrese hanno sempre detto di volersi liberare. Emblematica in tal senso fu la conferenza stampa dello scorso luglio in quel di Palese, location Parco dei Principi, organizzata dall'Antonio presidente per spiegare i motivi della mancata cessione del club a Montemurro e Rapullino (ennesimo tentativo di vendita andato a vuoto). In quell'occasione, l'Onorevole ribadì, quasi scocciato, che del Bari alla sua famiglia non fregava più nulla. Belle parole, degne di un presidente che ha tenuto - con un bilancio pieno di debiti e quindi invendibile - una tifoseria sotto scacco per tantissimi anni.

Morale della favola, che tanto favola non è: caro presidente il futuro, se permette, è ancora lì ma solo per meriti altrui.

Sezione: Focus / Data: Sab 02 agosto 2014 alle 17:45
Autore: Andrea Dipalo
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