''Una squadra nuova che ha bisogno di tempo per diventare un vero gruppo e crescere'': è stato questo uno dei mantra preferiti dai commentatori calcistici negli ultimi anni. Volendo trovare uno dei limiti più grandi delle gestioni societarie, l'assenza di progettualità ha rappresentato, indubbiamente, uno di questi.

Negli ultimi due anni il Bari ha effettuato ben 96 movimenti di mercato. Quest'anno sono stati solo 13 i giocatori confermati (fra i quali ci sono Capradossi, Tonucci, Greco e Martinho che sono andati via a gennaio) rispetto alla passata stagione; volendo fare un confronto, ne ha tenuti di più il Parma (18), nonostante quest'ultima provenisse da una categoria inferiore. Anche la facilità con cui la società di Via Torrebella ha cambiato allenatori negli ultimi anni denota la mancanza della continuità necessaria a costruire un progetto vincente: sei tecnici negli ultimi quattro anni, di cui uno solo, Davide Nicola, ha finito e ricominciato la stagione sulla panchina biancorossa, anche se non ha mai completato un'annata, essendo stato esonerato a dicembre, nonostante uno dei migliori risultati della storia biancorossa nel girone d'andata nella cadetteria. Volendo trovare un tecnico alla guida dei galletti per due stagioni complete consecutivamente, bisogna tornare agli anni della gestione Garzelli-Vinella, con Vincenzo Torrente in panchina dal 2011 al 2013.

L'assenza di un progetto è stato indubbiamente uno dei limiti delle gestioni degli ultimi anni, e da questo punto di vista la scorsa stagione ha rappresentato una non indifferente inversione di tendenza. Il Bari è tornato ad avere l'ossatura della squadra costruita da giocatori di proprietà. Si è cominciato a parlare, finalmente, di un progetto a lungo termine, costruito intorno ad una squadra con un tecnico giovane ed una rosa che aveva il giusto mix di gioventù ed esperienza. Questa stagione poteva rappresentare l'inizio di un progetto in grado di dare i frutti magari non nell'immediato, ma sicuramente fra due/tre anni. Già, doveva. Perchè le recenti difficoltà societarie hanno fatto emergere una nuova, triste verità: quest'estate sarà, nuovamente, rivoluzione. Posto che il Bari riesca ad uscire indenne dal vortice societario in cui è entrato, le cessioni rischiano di essere un importante mezzo per riempire nuovamente le casse del club. Fabio Grosso ha salutato tutti ed è andato a Verona, ed il recente addio di Cissé rischia di rappresentare solamente l'inizio di un'emorragia che rischia di coinvolgere molti dei pezzi pregiati della squadra biancorossa. L'augurio è che qualche nuovo investitore scongiuri questa necessità, e renda possibile la continuazione di un progetto tecnico che, al netto delle difficoltà, lo scorso anno ha dato risultati tutt'altro che disprezzabili.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 20 giugno 2018 alle 20:00
Autore: Raffaele Digirolamo
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