Un incubo. Il 2017 del Bari parte male, malissimo. Al Tombolato di Cittadella, i galletti sembravano essere ripiombati nell'abulia delle trasferte di metà girone d'andata. Dopo Verona, Pisa ed Ascoli, dove timidi progressi si erano registrati (ma non nei risultati), i biancorossi sono caduti in terra veneta: ed il punteggio poteva assumere contorni ben peggiori se Micai, assieme ai legni, non fosse stato in giornata di grazia.

Totalmente passiva nel primo tempo, sufficiente per 15 minuti, quelli successivi all'ingresso di Floro Flores, punta capace di attaccare la profondità coi tempi e modi giusti. Difesa poco reattiva, malissimo i centrali sovrastati da Strizzolo e Arrighini nella quasi totalità dei contrasti. È paradossale pensare che l'assenza di Tonucci abbia pesato e non poco, visto che ad inizio stagione l'ex Cesena pareva essere la terza o quarta scelta.

Comprensibile lo stupore dei tifosi, che mai si sarebbero aspettati una prestazione del genere dopo le ultime confortanti gare del 2016. E per la prima volta, sul banco degli imputati è salito Stefano Colantuono: non hanno convinto alcune scelte: dai terzini al cambio Maniero-De Luca, passando per l'impianto di gioco, variato a fine tempo che ha lenito in minima parte le sofferenze di un Bari alle corde per 75 minuti.

Pareggiare sarebbe stato un miracolo, ma il vero prodigio è stato tenere in piedi la gara fino a dieci minuti dalla fine, prima della comica rete di Schenetti. Da due anni e mezzo si crede che il Bari debba vincere solo per il (presunto) blasone ma è il campo che deve sentenziare: senza corsa, grinta e aggressività, si può perdere clamorosamente contro chiunque, Non servono nomi e grossi investimenti. Che il Cittadella possa essere lezione per tutti. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 22 gennaio 2017 alle 16:30
Autore: Gianluca Sasso
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