La stagione biancorossa è compromessa, l’ennesimo ko rimediato contro il Vicenza ha fatto scattare l’allarme, un allarme che nessuno avrebbe pensato di poter ascoltare prima dell’avvio di stagione: retrocessione. La parola risuona drammatica nelle orecchie degli appassionati, ma tale è la realtà che si palesa osservando la graduatoria: meno uno dai play out, meno 3 dalla retrocessione diretta.

Quella che in origine avrebbe dovuto essere la creatura barese, non ha mai compiuto la sua metamorfosi definitiva, una crisalide o peggio ancora, un bruco, incapace di diventare farfalla, oggi, incapace persino di dare un qualsivoglia cenno di vita. Gli errori compiuti in questa stagione sono stati tantissimi, protagonisti Paparesta, Antonelli, Mangia, Nicola e i giocatori. E il problema è il non riuscire a porvi rimedio, se non a non farne man mano di peggiori. Probabilmente, l’abbaglio più importante della stagione è stato preso proprio a novembre, quando dopo l’esonero di Mangia è stato assunto Davide Nicola. Non di certo perché si ritiene il mister torinese impreparato: lo spessore umano e le capacità tecniche non sono in discussione. A lasciare perplessi è proprio la scelta, piuttosto corriva, di un profilo simile in relazione al parco giocatori ed alla situazione ambientale barese. L’arrivo di Nicola ha implicato il naufragio del progetto tecnico iniziato la scorsa estate e l’ennesima rivoluzione nell’arco di sei mesi: stravolgimenti continui e repentini (soprattutto della rosa) non generano mai effetti positivi.

In particolare, è sotto gli occhi di tutti, l’incapacità dei biancorossi di adattarsi ad un modulo differente dal 4-3-3. Alberti e Zavettieri nella prima parte della scorsa stagione, hanno provato, con esiti deludenti a proporre un 4-2-3-1. Poi ci ha provato Mangia con il suo 4-4-2. In entrambe la situazione è stata fatta marcia indietro, tornando al 4-3-3 di torrentiana memoria. La fortuna ha baciato il Bari che fu dei Matarrese, non il primo di Paparesta: Mangia non ha invertito la tendenza negativa e non è riuscito ad evitare l’esonero. Va sottolineato, tuttavia, che, in quest'ultimo caso, i problemi che hanno portato al cambio di guida tecnica, andavano oltre il semplice schieramento tattico.

Lecito chiedersi: e se a novembre, anzichè azzerare e ricominciare, si fosse optato per un profilo differente, assecondando le peculiarità della squadra? Vincenzo Torrente era libero: fu proprio lui a regalare al Bari quell’identità che oggi si cerca, senza successo, di modificare. Magari Stoian avrebbe saputo rilanciarsi, la grana Caputo avrebbe potuto non scoppiare (ricordiamo che entrambi sono esplosi sotto l'ègida del tecnico di Cetara), e il mercato di gennaio sarebbe stato molto meno frenetico, senza necessità di troppi addii e stravolgimenti.

Certo, tutto facile con gli occhi del domani, ma, alle volte, la strada giusta è quella più semplice.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 15 febbraio 2015 alle 16:00
Autore: Gianluca Lippolis
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