Il Bari non convince. Dopo cinque partite ufficiali (due di Tim Cup e tre di campionato), la squadra biancorossa mostra crepe e limiti che, specie dopo il pareggio di Frosinone, hanno generato il malumore di una parte della tifoseria, inviperita non solo per il risultato finale ma anche per il (non) gioco espresso dall'undici di Devis Mangia

L'ACCUSA - Dopo il triplice fischio finale del 'Matusa', sui social network (e non solo) si è scatenato un vero e proprio processo mediatico che non ha risparmiato nessuno, squadra in testa. A destare maggior perplessità tra i tifosi è stata l'incapacità della squadra di rendersi pericolosa, soprattutto nel secondo tempo. La mancanza di una prima punta di ruolo ha certamente influito in maniera negativa sulla manovra biancorossa, spesso impacciata e confusa. Reparti sfilacciati, pochezza di idee e, purtroppo, pochissime palle gol. Non a caso, sui cinque match ufficiali disputati, solo due sono state le vittorie, di cui una ottenuta contro il Savona, formazione di Lega Pro. 

Sul banco degli imputati, dunque, è finito mister Mangia, insieme al suo 4-4-2. L'idea comune è quella che questa squadra, dopo tre anni passati a giocare quasi sempre con il 4-3-3 non abbia le caratteristiche per il sistema impiantato dall'ex tecnico del Palermo, che non sembra - al momento - intenzionato a cambiare. 

La difesa subisce troppo, con il centrocampo che, complice il duro lavoro a cui sono chiamati gli esterni, non riesce a garantire la giusta copertura alla retroguardia, spesso in affanno anche a causa di gravi errori individuali. E l'attacco?  Anche qui pochi sorrisi. A Frosinone, così come in altre circostanze, il reparto offensivo è apparso poco pericoloso. Ad aggravare la situazione la mancanza di vere alternative ai due titolari. L'unico, curriculum alla mano, è il giovane Rozzi, ancora lontano da una condizione ottimale e, come dichiarato di recente dal diesse Antonelli, ultima scelta dell'allenatore, che gli preferisce e gli preferirà Caputo, De Luca e Wolski, che attaccante non è.

Nel mirino dei tifosi anche la società, con le sue scelte. Il mercato, seppur generoso, non ha portato a Bari gli elementi giusti per un campionato di vertice. Al club, poi, viene accusata anche la decisione di aver lasciato andare determinati giocatori (vedi Polenta, Cani e Joao Silva) legatissimi alla piazza per le imprese dello scorso finale di stagione.

SENTENZA - La squadra, meno brillante di quanto ci si poteva aspettare, ha certamente bisogno di tempo per esprimere le sue reali potenzialità. Dopo tre giornate di campionato è prematuro e controproducente convincersi che questo gruppo non è in grado di fare bene. A complicare le cose, poi, le attese del pubblico biancorosso, che dopo i playoff della passata stagione pretende di lottare per i primi posti della classifica senza dover più patire e soffrire come successo contro Perugia e Frosinone. Un atteggiamento comprensibile, che non deve però accecare gli stessi tifosi, a cui i meno catastrofisti chiedono di non dimenticare i sacrifici fatti dall'attuale proprietà per salvare il club da una fine che pareva davvero vicina ed inevitabile. 

L'ambizione è legittima, per carità, ma bisogna anche saper accettare eventuali errori di una società appena nata ma già chiamata ad imprese incredibili. La cosa davvero importante è che questa stessa società impari dagli errori, dimostrando anche e soprattutto di saper porre rimedi lucidi, lugimiranti e soprattutto immediati.

Sezione: Copertina / Data: Dom 14 settembre 2014 alle 19:30
Autore: Andrea Dipalo
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