Un po' malinconicamente solo. Tecnico di una squadra non perfettamente uniforme al suo modo di intendere il calcio, e che non gli ha risparmiato appunti anche quando, in difetto, è stata giustamente spronata a dare di più. Di Andrea Camplone, nonostante i pochi mesi di militanza in biancorosso, si conosce già tutto. Pregi, difetti, modi e convinzioni tecniche, oltre che umane e per questo estremamente vere. Dal canto suo, del resto, l'ex tecnico del Perugia ha sempre viaggiato a vista, dichiarando limiti della rosa e margini da colmare in un'autonomia di giudizio schietta e non poi così diffusa nel calcio.

Il tecnico che dunque si appresta ad affrontare i secondi play-off consecutivi della sua carriera, convive oggi con una situazione che lo vede apparentemente integrato solo a metà. Scontato, forse, alla luce del rapporto che legava alcuni dei calciatori dominanti nello spogliatoio al loro precedente mister. Così come un ruolo, a livello di alchimie, può averlo interpretato pure il mancato salto di qualità offerto da un mercato fortemente auspicato al suo arrivo da Camplone ma che, a conti fatti, è risultato privo di aggiunte efficaci (Dezi a parte), col risultato di ribadire, per forza di cose, volti e contraddizioni di chi a Bari c'era e - in parte - aveva già fallito.

Nel girone di ritorno estremamente altalenante - appena più promettente nella sua parte centrale - si è realizzata così tutta la difficoltà di gestione di un mister che si aspettava comprensibilmente qualcosa di più. E' stato un tragitto ricco di ostacoli, atteso ora dalle gare più assolute. Sì perché i play-off dovrebbero attenuare gran parte delle differenze in nome dell'importanza di un obiettivo che, a differenza di quello conservativo del campionato regolare (si trattava, in fondo, di mantenere una posizione utile ad entrare nella griglia degli spareggi), non ammette più repliche ma solo prestazioni vere, pena un'eliminazione che avrebbe il sapore dell'ammutinamento, specie senza il necessario apporto di carattere e orgoglio.

Eppure, nonostante i tanti interrogativi, negli ultimi giorni è ritornato con sospetta attualità il dibattito su una permanenza di Camplone anche per il prossimo anno. Una fretta di futuro trattata, in modo piuttosto enigmatico, dalle stesse dichiarazioni di Paparesta sul tema che, in parte, hanno fatto pensare addirittura a una scelta già presa in senso continuativo. Resta lecito il dubbio. La sensazione è che il presidente del Bari, impegnato su svariati fronti, non abbia affatto sciolto le riserve. Lo dimostrano i sondaggi avviati in tempi non sospetti e le osservazioni mai terminate su quel che potrà essere il futuro profilo di un Bari in perenne ricerca della luna.

Tante sono le cose da sistemare, al pari dei chiarimenti preannunciati dallo stesso ex tecnico del Perugia in una recente conferenza, quando, a domanda specifica ha risposto con un attendismo ("aspettiamo...") dettato dalla conoscenza del gioco e dei suoi rapidi cambiamenti di rotta. Camplone sa come vanno le cose e vuol rispondere solo sul campo. Dovesse essere poi chiamato - solo a fine stagione - al tavolo del rinnovo, ribadirebbe idee e proposte. Magari, con un argomento in più dalla sua parte, e che argomento. La Serie A, nonostante tutto.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 23 maggio 2016 alle 17:00
Autore: Davide Giangaspero
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