L'acquisto di Franco Brienza è stato senza dubbio di forte impatto per l'ambiente barese, letteralmente diviso dalla firma del trentasettenne centrocampista: da un lato la frangia di chi sostiene che l'età possa fortemente incidere sulle sue prestazioni, dall'altro chi è cullato dall'idea di avere tanta qualità in squadra che del dato anagrafico proprio non sa cosa farsene.

La verità è manzonianamente nel mezzo, nel senso che il biennale proposto al calciatore è facilmente oggetto di dubbi e ambiguità; è anche vero, però, che in un centrocampo così spoglio di qualità, Brienza è come la prima rosa di maggio pronta a sfiorire nello scacchiere di Stellone. Un calciatore di qualità decisamente superiore alla norma e che nulla ha a che vedere con la categoria. Specie dopo l'annata bolognese che ha riservato non poche soddisfazioni, soprattutto nella prima metà di stagione dove il suo nome era stabilmente collocato nell'undici di partenza. Poi la sua posizione si è ridimensionata, pur permettendogli di tagliare quota trenta gettoni stagionali; non male per un calciatore nato nel 1979 e che chiuderà con ogni probabilità a Bari la sua lunga carriera. Brienza in un campionato del genere può brillare, anche solo grazie al chirurgico mancino capace di battere punizioni letali e di scovare e inventare spazi che gli altri nemmeno vedono. 

La collocazione tattica lascia qualche dubbio: lo scorso anno ha agito da mezz'ala o da trequartista nel 4-3-3 disegnato da Donadoni. Oggi arriva a Bari in un contesto talmente differente da render difficile ogni suo posizionamento. Logica vorrebbe che l'idea di Stellone sia quella di proporlo in mezzo al campo, magari al fianco di un falegname che si occupi di distruggere la manovra avversaria, per ispirare punte e corsie esterne; lascerebbe parecchi dubbi la scarsa capacità del calciatore in un 4-4-2 che non è il tessuto ideale per un centrocampista come lui. Non è da escludere, tuttavia, un sensibile avvicinamento alla porta che lo vedrebbe addirittura seconda punta al fianco di uno tra Maniero e Monachello. A meno che Stellone non decida improvvisamente di convertirsi al 4-3-3 (l'arrivo di un altro centrocampista come Fedele potrebbe suggerire questo), in modo tale da avanzare gli esterni e dare a Brienza la possibiltà di calcare il campo nella porzione a lui più congeniale. Pare difficile il trasloco da esterno: troppo dispendioso fisicamente per un calciatore prossimo ai trentotto. 

Di certo se l'età può rappresentare un problema per la corsia laterale, non dovrebbe mettere in discussione qualità lodevoli che nella passata stagione ha messo in risalto con la maglia rossoblù. Adesso il mancino magico passa dal San Nicola e dovrà ispirare trame in grado di scrivere la sceneggiatura giusta.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 30 agosto 2016 alle 17:40
Autore: Marco Fornaro
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