Sembra quasi una sorta di maledizione quella del Bari, un destino crudele: ogni volta che si presenta l'opportunità di fare il salto di qualità o di voltare definitivamente pagina col passato, qualcosa inspiegabilmente s'inceppa. E' successo nel recente passato con le mancate qualificazioni in Uefa (ultima la stagione 2009/10) ma anche fuori dal campo, se pensiamo alle innumerevoli (ben 18!) trattative di vendita della società negli ultimi 14 anni. Cifre da capogiro, battute d'arresto folli, patti di riservatezza, brusche frenate in classifica, fino alle magre vicende di questi ultimi anni con pignoramenti, penalizzazioni e fallimento.

Eppure, proprio il fallimento stesso della ormai fu As Bari aveva posto in essere basi e scenari del tutto inimmaginabili fino a poco tempo fa. La squadra, capace fino al 7 marzo di raccogliere un bottino di ben 35 punti, dalla gara col Lanciano improvvisamente si sveglia: è feeling con il pubblico, Novara e Cittadella sono presto seminate, qualcuno comincia a guardare in alto. Le vittorie di Trapani, Empoli e Varese fanno il resto, senza contare i continui record battuti a livello di spettatori in B. Insomma, Bari si riscopre una piazza passionale, e nel frattempo si vociferano grandi prospettive per l'asta.

Fino a quando non arrivano i fatidici 17-18 Aprile, giorni che potrebbero definire uno spartiacque per la ultracentenaria storia del club biancorosso: prima il Latina, poi la fatidica asta, la madre di tutte le partite. E proprio quando si doveva decollare in maniera definitiva, è brusco risveglio. Ancora una volta: una sconfitta che sa di beffa atroce, un Latina inesistente dopo il gol di Bruno, tanta grinta per il Bari che fa la partita e tenta l'assalto alla roccaforte avversaria in tutti i modi, ma la palla proprio non vuole saperne di entrare. Un verdetto quello del San Nicola, che sarà solo il preludio di un altro ben più amaro, emesso ieri dal giudice Anna de Simone: all'asta si presenta solo Paparesta (su 4 società costituite!) e la sua offerta priva di assegno circolare non viene ritenuta valida.

E qui, il gelo. Come può una piazza come Bari con un bacino d'utenza così grande, essere ancora una volta bistrattata e umiliata, per lo più in sede giudiziaria? Intendiamoci: il problema non riguarda nello specifico il solo Paparesta (le cui strategie appaiono comunque ingarbugliate, chi c'è dietro realmente oltre gli indiani?) ma anche il fatto che in molti al momento del dunque non abbiano più messo mani al portafoglio deve far riflettere. Qualcuno già rimpiange gli ex presidenti, altri ancora preferiscono ricordare come Fiorentina e Parma (squadre che vantano coppe europee e scudetti) siano state prelevate solo alla terza asta, per giunta in periodi più floridi economicamente. Ma questo scherzo non è piaciuto davvero a nessuno.

L'asta adesso è stata fissata il 12 Maggio, c'è un enormità di tempo davanti e non ci saranno più alibi, ma intanto l'uovo pasquale alla tifoseria è già andato di traverso. C'è in gioco la storia e la credibilità di una squadra e di una città, un patrimonio calcistico che è difficile trovare anche in Serie A. Bari merita rispetto insomma, cosi come anche i 32.528 paganti di giovedì sera in occasione della gara contro il Latina (roba da libro cuore). Per Bari ed il Bari, è davvero l'ultima chiamata.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 19 aprile 2014 alle 10:15
Autore: Domenico Brandonisio
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