Parla Massimo Giletti. Il presentatore di "Non è l'Arena", il programma che ha parlato domenica di Bari-Castel di Sangro. A La Gazzetta dello Sport spiega il percorso che ha portato all'inchiesta: "In modo semplice. Ho incontrato Luca Sgarbi, mi ha detto che stava lavorando su inchieste legate al calcio da free lance. Ci siamo rivisti, mi è sembrato serio, e passo passo ci siamo messi a lavorare con l’obiettivo di squarciare il velo di strana omertà che aleggia nel mondo del pallone".

Giletti parla delle conseguenze, non più fattuali: "Non importa, la morale non va in prescrizione. Resta un argomento stimolante, io non faccio altro che raccontarlo, altri devono valutare. Se il calcio vuole cambiare, pensando anche ai giovani, è bene che faccende inquietanti come questa saltino fuori, che venga fatta chiarezza".

E ancora, sulla durata della realizzazione del prodotto: "Tre mesi. Sgarbi è stato bravo a convincere Albieri a parlare davanti a una telecamera, ma era pronto, voleva togliersi un peso dalla coscienza. Al momento dei fatti era giovane, non se l’è mai perdonato. L'altro che ha parlato? Un giocatore chiave della partita Bari-Castel di Sangro. Cosa mi ha impressionato di più? Il libro sulla vicenda di John McGinnis, uno che nel ’68 indagava su Nixon. Fece fatica ad essere pubblicato in Italia, tant’è che l’editore Garzanti dichiarò al «The Guardian»: «Preferisco essere un editore vivo che un eroe morto»".

Altre inchieste sono in cantiere... "Il caso è stato sollevato, non può finire così. Abbiamo individuato tante diramazioni, ci muoviamo su più piani per trovare nuovi elementi".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 20 febbraio 2018 alle 08:00
Autore: Redazione TuttoBari
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