Tre anni e 6 mesi di squalifica; una carriera distrutta o gravemente compromessa e la rabbia per essere uno dei pochi a pagare mentre diversi suoi colleghi, accusati di aver commesso lo stesso illecito, se la sono cavata con sentenze ben più miti. Ciccio Caputo non ci sta e sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno lancia un appello per rimarcare, ancora una volta, la sua totale estraneità ai fatti contestati (la presunta combine di Salernitana-Bari nel maggio 2009).

"Non ho niente contro Mauri e gli altri giocatori - spiega - sono felice per loro che siano stati assolti. Certo, da quelle che erano le richieste alle sentenze... La sensazione che si usino due pesi e due misure è fortissima, la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? Io sto scontando tre anni e sei mesi di squalifica senza aver fatto nulla di nulla".

Sulla partita oggetto d'inchiesta il capitano biancorosso ritiene che "ci sono almeno altri quattro-cinque giocatori, ma forse anche di più, totalmente estranei alla combine. Non eravamo una banda di gangster. Siamo stati trattati malissimo, come malviventi, serve una reazione. Ci dobbiamo far sentire tutti quanti, tutti quelli che vogliono bene al Bari.".

Segue la constatazione, precisa senza alcun livore, che la società biancorossa non lo abbia tutelato abbastanza. "Per il Bari ho fatto tanto, mi sono anche abbassato l'ingaggio - sottolinea - Ringrazio chi mi è stato vicino, come Angelozzi, Doronzo, il team manager Claudio Vinella. Non incolpo nessuno, forse la società ha altri pensieri per la testa. Però io rappresento un capitale della società. Lunedì saranno a Bari il mio avvocato e il mio procuratore, proveremo a capire come muoverci in vista del Tnas".

E proprio il Tnas potrebbe essere l'ultima ancora di salvezza per annullare o rivedere una sentenza che desta più di qualche perplessità.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 04 agosto 2013 alle 12:30
Autore: Francesco Serrone
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