110 anni e non sentirli. Lunedì prossimo il Bari diventerà un po' più vecchio: previste feste e maglie celebrative per festeggiare a dovere la longevità di un club storico come quello biancorosso.

Uno dei personaggi pù importante di questa lunga storia è stato di certo Carlo Regalia, che per oltre 30 anni ha servito la società in più modi. E se gli si chiede di ripercorrere questi lunghi periodi di carriere, l'ex dirigente del galletto non si risparmia affatto. Partendo dall'inizio, ovvero da quando fu chiamato dall'allora presidente Depalo: "Un signore. Uno che francamente non c’entrava nulla con il mondo del calcio" le parole di Regalia a la Repubblica.

Inizia subito dopo l'epopea dei Matarrese: "Antonio credo che prima di prendere in mano il Bari, avesse visto al massimo due o tre partite di calcio. Io gli dicevo che questo era un mondo difficile, cercavo quasi di dissuaderlo. Vincenzo? Una persona di grande umanità, ma anche un grande tifoso del Bari. Il suo sogno era quello di portarlo in Europa".

Il tecnico migliore di tutti questi anni? Forse Catuzzi: "Per molti un visionario, in realtà un innovatore del calcio italiano. La zona da noi l’ha portata lui. Quando giocavamo veniva spesso a vederci Arrigo Sacchi, che era allenatore del Rimini. Ebbe il coraggio di giocare in B con otto ragazzi della Primavera. Sfiorammo la serie A, il calcio italiano parlava di noi".​

E sui talenti: "Se c’è uno per il quale io non c’entro nulla è lui. Ho pescato tanti che poi sarebbero diventati famosi, Zambrotta su tutti. Ma Cassano si è venduto da solo".

Klass Ingesson, ricordo indelebile... e curioso: "Quando le cose andavano male, lui davanti al presidente decise di fare i nomi di chi non remava per la squadra e minacciò di appenderli al muro. Gli dicemmo di non fare nomi. Da allora, per timore del povero Klass, tutti gettarono il cuore oltre l’ostacolo".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 13 gennaio 2018 alle 10:00
Autore: Redazione TuttoBari
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