Una promozione e un conseguente, inevitabile, addio. La sensazione, forte, che nessun ribaltone di larga scala centrerà comunque la società in tempi stretti. "Il Bari avrà budget immutato rispetto allo scorso anno. Anzi, ritoccato al rialzo". Il momento probabilmente clou delle dichiarazioni odierne di Gianluca Paparesta è arrivato all'apertura di una conferenza stampa fluita lunga quanto ricca di contenuti.

Il mea culpa strutturato su più fronti, poi il salvataggio di quanto di buono (specie extra-campo) è stato comunque orgogliosamente seminato. E gli obiettivi futuri? Nulla di esposto a spron battuto come dodici mesi fa, di questi tempi. Migliorare è l'unico slogan all'ordine del giorno di un'attitudine verso l'esterno parsa oggi modificata rispetto al passato, e fisiologicamente più matura.

Cambia pure il mercato e le modalità di esposizione delle necessità. Non più profili unitari, accarezzati nel sogno per intere sessioni e poi sfumati senza alcun paracadute (il corteggiamento a Pavoletti l'esempio pescato dal recente passato). Il Bari ha scelto di rincorrere per il prossimo anno tipologie, prima ancora che calciatori, con precise qualità tecniche e umane, nei ruoli che Nicola ha già confidato essere i più meritevoli di correzioni. All'individuazione degli stessi contribuirà, poi, un acuto asset di scout, creato in tempi non sospetti e già mobilitato da settimane fra i campionati nazionali ed esteri.

Non cambierà, invece, la formula prediletta per gli ingressi: il prestito. Definito oggi da Paparesta una prospettiva di acquisto garantista per la stessa società. Piace al Bari (come ormai a gran parte delle squadre) perché permette l'applicazione di opzioni facoltative di conferma ad ancor più immediati meccanismi di opposta natura ed esaurimento. "Pensate a cosa sarebbe successo se non ci fossimo mossi così con molti di questa rosa", è sembrato dire Paparesta ricordando le critiche dei mesi scorsi mosse dall'opione pubblica ad un mercato condotto quasi esclusivamente sul principio temporaneo. Sarebbe successo che i vari Ebagua, Donnarumma e Benedetti, o, aumentando leggermente il raggio temporale degli addii, Wolski, Rozzi e Stevanovic, sarebbero rimasti contro il volere del tecnico, appesantendo il discorso di campo avviato in proiezione futura.

LA STAFFETTA - "Zamfir direttore dell'area tecnica. Antonelli? Parleremo con lui, vedremo". Se non è ufficialità, poco ci manca. L'ex diesse del Siena, protagonista di una stagione controversa ma non del tutto da dimenticare (basti pensare ai risultati conseguiti nell'armonizzazione dell'oggi chiacchieratissimo contesto giovanile), non rinnoverà il suo contratto con il sodalizio biancorosso. Un po' per interesse degli altri club su di lui (cosa svelata direttamente da Paparesta oggi...), un po' per - aggiungiamo noi - impraticabilità di una convivenza con dirigenti promossi in un'azione del tutto sovrapponibile, o quasi, a quella che ha ricoperto Antonelli fin qui. Sarà fiducia al nuovo che avanza, al di là di possibili figure di complemento che potrebbero intervenire, aiutando l'ex Cluj a lavorare anche su territorio nazionale in regime di firme sui contratti e pratiche burocratiche, non ancora, spiegano gli esperti, completamente rese accessibili, da regolamento, al misterioso ("volutamente", ha tenuto a precisare Paparesta) neoeletto numero uno del mercato.

Non comunque uno sprovveduto, in ragione del curriculum sciorinato con minuzia, di fronte ai giornalisti, da Paparesta, e di quel respiro internazionale sul reclutamento dei giocatori, appoggiato e promosso pubblicamente fra i principi portanti dell'iniziativa 2015/2016. Si riparte a fari spenti, ma con ambizione immutata. C'è un piano industriale su base triennale (uno è passato...), ma col chiaro interesse a stringere i tempi. Il futuro certificherà o meno la bontà della direzione intrapresa.

Sezione: Copertina / Data: Mer 27 maggio 2015 alle 20:00
Autore: Davide Giangaspero
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