E ora? Come volevasi dimostrare, il 3-0 inflitto al Trapani s'è rivelato una falsa ripartenza. Al cospetto di un avversario più roccioso e di una dea bendata meno munifica, il Bari è di nuovo impetosamente crollato, consegnandosi alle lenti d'ingrandimento degli analisti, ancora una volta, povero di idee e di energia. Insomma, indifendibile. Neppure Stellone ha provato a indossare la toga dell'avvocato d'ufficio, talmente schiaccianti erano le prove a sfavore. Eppure dovrebbe essere il tecnico a fornire, se non un alibi, per lo meno una spiegazione che alleggerisca le pena. 

In verità di spiegazioni - per quanto non del tutto esaustive - ce ne sarebbero, e in quantità tale da dirottare la direzione dei capi d'accusa. Che colpa ne ha il mister, per esempio, se la rosa a sua disposizione si sta dimostrando assai scombiccherata? Da qualunque punto di vista si osservi la faccenda, la coperta biancorossa si mostra sempre corta. É come se il mercato estivo sia stato pianificato in parte per il 4-3-3 e in parte per il 4-4-2, con il risultato di apparire oggi un ibrido indecifrabile, in particolare a centrocampo laddove - e qui però si scorgono le crepe del progetto tattico di Stellone - il 4-4-2 invece di mascherare i difetti del Bari pare metterli in bella mostra. Ma quale vocazione può avere una linea mediana priva di un costruttore di gioco, di mezzali che sappiano inserirsi negli spazi, di esterni in grado di puntare l'uomo, saltarlo e creare situazioni di pericolo per gli avversari? Se ce n'è una, facciamo fatica a intravederla. Detto ciò, non c'è chiave tattica che possa con un colpo di spugna cancellare le impronte lasciate da una rosa lacunosa. É un dato, per esempio, che la fascia sinistra della difesa attenda ancora un interprete affidabile. Che a centrocampo con la coppia di riserva Romizi-Basha (vista contro Cittadella, Ternana e Novara) il Bari abbia raccolto un punto in tre gare. Che se manca Maniero non c'è sostituto che possa anche lontanamente riprodurne le caratteristiche di gioco. E così via.

In un contesto così preoccupante, il cambio di modulo più che a una soluzione magica rassomiglierebbe a un esperimento esplorativo. Per Stellone è il momento di inventarsi qualcosa, di imboccare un sentiero nuovo. La strada vecchia, s'è scoperto, era un vicolo cieco. E allora, tanto vale tornare indietro e ricominciare da capo. E chissà che un modo per rilanciare le ambizioni del Bari ci sia da qualche parte. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 ottobre 2016 alle 13:30
Autore: Diego Fiore
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