Ci risiamo, al cospetto di una Juve più cinica che bella, più fortunata che all’altezza del suo decantato blasone, il Bari incassa la dodicesima sconfitta di un campionato fino ad ora letteralmente sciagurato.
Eppure, a differenza della gara casalinga contro il Bologna, alla squadra nulla può rimproverarsi sotto il profilo dell’impegno. Per vero, i ragazzi di Ventura hanno messo in campo cuore, grinta e voglia di lottare con il coltello tra i denti, fattori questi clamorosamente mancati nel match salvezza contro i felsinei.
Di fronte ad una signora malridotta ed incerottata, i galletti potevano sfruttare meglio l’occasione propizia di tornare dall’Olimpico con i tre punti in saccoccia e dare ossigeno ad una classifica che si va facendo sempre più asfittica, complici i risultati positivi di Lecce e Brescia.
Purtroppo, però, una volta raggiunta la parità ai biancorossi è mancato il cosiddetto killer instinct, necessario per mandare al tappeto una Juve in evidente difficoltà nel fronteggiare i rapidi ribaltamenti di fronte di un ritrovato Alvarez e del neo acquisto Rudolf. E mentre il Bari sprecava ghiotte occasioni da rete, la solita disattenzione su calcio da fermo dava all’ex roma Aquilani l’occasione per tirare fuori i bianconeri dalla crisi e lasciare il Bari nel baratro della zona retrocessione.
Anche da Torino, quindi, i galletti ritornano con il consueto bagaglio di rammarico e rimpianti, con meno frenesia e più raziocinio si sarebbe potuto venire a capo di una gara, che dopo il pari del magiaro Rudolf, sembrava essere avviata verso il successo barese e che, invece, si è risolta a favore degli uomini di Del Neri.
Inutile stare a recriminare su quello che poteva essere e non è stato, così come interrogarsi sull’oscuro motivo per cui il mister genovese si ostini a schierare un Kutuzov, apparso ai più in evidente ritardo di condizione. Vero è che dall’ingresso in campo di Okaka, subentrato allo spento e macchinoso bielorusso, il gioco del bari è apparso molto più veloce e spumeggiante, molto vicino alla libidine di venturiana memoria.
Archiviata la prima giornata del girone di ritorno, al di là di tabelle e calcoli matematici, a questo gruppo serve un’iniezione di forze fresche, che sopperiscano alle ormai croniche assenze dei senatori: Almiron, Barreto, Masiello S.
Ben venga Kharja, specie se Almiron continuasse ad essere bloccato da malanni veri o presunti. Ma la partita di Torino ha confermato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la necessità impellente di rafforzare il reparto avanzato. Il generoso Okaka, goal nel derby a parte, ha ancora bisogno di crescere e non può sobbarcarsi l’intera responsabilità dell’attacco biancorosso. Rudolf è un felicissima scoperta, che, tuttavia, mostra più caratteristiche da seconda punta.
Dunque, per tener vivo un lumicino di speranza è giusto che la società rinforzi questa squadra, non importa come, ciò che conta è che arrivi gente valida e motivata, pronta a sposare la causa della salvezza dei galletti.
Glik, Okaka, Rudolf sono solo un punto di partenza, coraggio presidente questa città, i suoi impagabili e pazienti tifosi non meritano di sprofondare nuovamente nell’inferno della B!
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