Dopo Lazio, Udinese e Milan, anche il Parma ha espugnato il S.Nicola, solo una stagione fa vero e proprio fortino inespugnabile ed oggi terra di conquista per qualunque compagine che si affaccia sul terreno amico.
Quella contro gli uomini di Marino, è stata la cronaca dell’ennesima partita nata male e finita nel peggiore dei modi, con il Bari ridotto in nove e costretto a fare i conti con un altro infortunio che, stavolta, ha colpito l’unico attaccante capace di fare la differenza.
Che la squadra non sia assistita dalla buona sorte è un dato indiscutibile. Nel match di ieri,infatti, all’imprecisione degli attaccanti biancorossi, si è aggiunta un’abbondante dose di sfortuna, vedi il palo colpito da Barreto e il rigore fallito da Parisi.
Senza tacere della serie infinita di infortuni, che sta falcidiando una rosa, che non può contare su rincalzi quantitativamente e qualitativamente adeguati.
Detto ciò,sarebbe riduttivo ricondurre il disastroso rendimento dei galletti ad un mero rovescio della fortuna. Semmai, è più giusto rilevar che in sede di calciomercato siano stati compiuti degli errori di valutazione, che hanno indotto la società( Ventura compreso) a ritenere sufficienti le riconferme dei gioielli Almiron e Barreto, per garantire ai biancorossi una tranquilla permanenza nella massima categoria.
La realtà di questo primo scorcio di stagione, invece, racconta di una difesa a pezzi, autentico colabrodo, lontana parente di quel bunker, che, fino alla fine del girone d’andata dello scorso campionato, faceva della retroguardia barese la meno battuta d’Italia. Per rimpiazzare l’ormai prossima coppia azzurra Bonucci-Ranocchia sarebbe servito qualcosa in più dell’ingaggio di Rossi, Raggi e Rinaldi. Il primo troppo acerbo per interpretare il giro palla di mister Ventura, il secondo quasi sempre indisponibile per problemi fisici, per non parlare di Rinaldi , che fatica persino ad entrare tra i panchinari!
Neppure l’attacco induce a più ottimistiche valutazioni, aggrappato com’è agli acciacchi del folletto brasiliano, non ha né in Caputo né in Castillo delle valide alternative.
È evidente, quindi, che per tirarsi fuori dalle secche della zona retrocessione, sia necessario un onesto esame di coscienza, a partire proprio da mister libidine, il quale ostenta una sicurezza ed un sorriso smagliante nelle interviste televisive, che cozzano con i risultati non positivi della squadra.
Delle due l’una: o è sicuro della bontà del collettivo di cui dispone, ritenendo quello attuale solo un periodo nero, oppure ignora del tutto la criticità della situazione.
Da tifosa, mi auguro che la prima delle ipotesi prospettate sia quella più plausibile, perché è vero che la squadra lotta e non si arrende, ma al contempo evidenzia limiti strutturali e di gioco, palesi anche agli occhi di un non addetto ai lavori.
La speranza, quindi, è che abbia ragione Ventura e che prima o poi la dea bendata scocchi un bacio sulla cresta del galletto per risollevarne le sorti.
Autore: Paola Calamita
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