Una Domenica da incubo. Nel derby contro i giallorossi si è materializzato il pensiero più recondito del tifoso biancorosso: assistere alla vittoria giallorossa, con annessi festeggiamenti per la permanenza in A.
Un pomeriggio dell’orrore, che resterà ben impresso nella mente degli sportivi baresi.
Chi si aspettava un Bari battagliero e gagliardo si è dovuto ben presto ricredere. Quella squadra che è riuscita a conquistare la miseria di quattro vittorie nell’intero arco del campionato, si è sciolta sotto il sole del primo caldo di stagione. Prima Jeda e, poi, l’autorete di Masiello hanno suggellato la più che meritata vittoria del leccesi, molto più determinati e convinti degli spenti colleghi baresi.
Come nella più classica delle soap opera, il tifoso barese dedica alla sua amata un amore smisurato, salvo essere da quest’ultima puntualmente tradito.
Fin troppo ingenuo,invero, pensare che da un gruppo senza dignità e carattere ci si potesse attendere una prova d’orgoglio in una partita, in cui l’intera tifoseria aveva riposto la speranza di riscatto per un ‘annata gravida di umiliazioni e delusioni.
Così, ad acuire il dolore per una retrocessione ignobile, è arrivata una prestazione anonima ed incolore, che ha frustrato oltremodo le aspettative baresi di salvare quantomeno l’onore di fronte ai nemici calcistici da una vita.
E per di più, mentre in altre piazze si assisteva alle scuse di società e calciatori per il mancato raggiungimento dell’obiettivo salvezza, qui a Bari non vi è stata traccia alcuna di ciò.
Né la dirigenza, da tempo ormai chiusa in un silenzio tombale ed incapace di mandare segnali concreti sui programmi futuri, tanto meno,gli illustri artefici di questo dramma calcistico. Che con un’abilità maggiore di quella impiegata per sfuggire agli avversari, si sono sottratti alla necessità di fare ammenda sul loro scarso rendimento in campo.
A coronamento di questa Domenica maledetta, i problemi di ordine pubblico durante e dopo la partita. Dispiace che all’Italia intera si sia offerto uno spettacolo indecoroso da parte di sedicenti tifosi, che hanno ritenuto opportuno sfogare la loro rabbia verso i malcapitati salentini.
Non è lanciando bombe carta o cercando lo scontro fisico che si cancella l’amarezza per un derby ed un’intera stagione da dimenticare.
Il vero barese è quello che ad alta voce grida che la sua fede non retrocede. Perché, a scendere in B non è la passione ed il calore della piazza biancorossa ma una società, non in grado di programmare a lungo termine, un allenatore, che ha avuto troppa stima di sé, ed una squadra viziata e indolente, che non ha saputo regalare ai suoi sostenitori nemmeno la soddisfazione di rovinare la festa ai cugini leccesi.
Ed allora non resta che aggrapparsi ai corsi e ricorsi storici. Invero, proprio dallo schiaffo subito nel derby contro il Lecce in quel lontano 22 dicembre 2007 è iniziato il miracolo biancorosso, culminato nei 50 punti della scorsa stagione. La speranza, quindi, è che dalle ceneri di una delle sconfitte più umilianti della storia dei galletti, possa risorgere un nuovo bari, che ripaghi i baresi del loro amore troppe volte tradito.
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