Mentre la Bari dei tifosi che le restano vive sospesa sul filo di lana, neanche troppo spesso, che separa un fallimento dall’ altro, c’è una città, lontana pochi chilometri e molti anni luce, che vive e rivive la sua favola. Frosinone, che si ricordi, sta a Bari come l’uno sta al sette, non ha solo la serie A, l’ennesima negli ultimi tre anni, da raccontare. Ha anche un ragazzo, che porta nel nome un’altra città, Calcutta, e che nel 2015 si inventò di cantarne le gesta sportive e non, lasciandosi dietro quel ritornello “Ti chiedo scusa se non è lo stesso di tanti anni fa / Leggo il giornale e c'è papa Francesco / E il Frosinone in serie AAA”, che lanciarono lui su per le classifiche dei brani più ascoltati di you tube, e i canarini di Stellone (toh…chi si rivede) nell’immaginario collettivo nazional-musicale. Fu così che un ciociaro, dell’odiata Latina peraltro, fece scoprire alla nazione che esisteva una squadra laziale a sud di Roma, con buona pace di Lotito e della noblesse oblige pallonara.

Chiedetevi…ma Bari ce l’hai mai avuto un Calcutta? E quanto e cosa conta per davvero la maglia biancorossa post-Matarresiana nel calcio italiano? Pur sforzandosi di andare oltre l’autocelebrazione locale, che si illude di essere la stella di un Sud sempre più lontano, se pensiamo a realtà come Napoli, Palermo, e persino le parvenue Crotone, Benevento e compagnia, non ci resta molto a cui aggrapparci. Bari va di rimbalzo tra una meravigliosa stagione fallimentare ed un pessimo fallimento stagionale, passando per tanto fumo negli occhi e nessun risultato davvero degno di essere raccontato. Nel mentre, la stampa si indigna, gli allenatori non si curan di lei ma guardano e passano, giocatori e bidoni si danno il cambio, e le pagine si sprecano. Ma il Bari resta una vecchia stella del varietà che si guarda allo specchio e si copre le rughe con cipria scadente e polvere di gloria. Vittima di impresari senza arte né party a cui invitarci, e di un ancor più nocivo, culto della memoria, che forse è assai meno gloriosa di quel che si vuol raccontare.

Quanto valgono davvero Bari e la Bari? E’ possibile che non ci sia nessun disegno imprenditoriale che attecchisca e mantenga le attese smisurate della piazza per almeno un girone, ormai più dantesco, che calcistico? Frosinone conta pochi abitanti, nessuna storia pallonara o quasi alle spalle, eppure ha un presidente espressione di una sana imprenditoria cittadina, che ne ha fatto in pochi anni una delle favole della provincia italiana, regalando alla sua gente campionati di vertice, due promozioni in serie A, ed uno stadio che è tanto bello quanto nuovo. Bari, a sua detta “u megghie paise”, ha dalla sua ormai solo fiumi di parole, pochissimi soldi veri e molti più copponi, tante promesse, poche mantenute,  ed un carrozzone di rancori e dietrologia che allontana un po' tutti dalla realtà.

Che è una sola. Bari non ha da anni storie belle da scriverci una canzone. E quando anche ce le avessimo, Calcutta qui non arriverebbe mai. Perché a Bari le canzoni ce le siamo sempre cantate e suonate da soli. Senza accorgerci della fine che abbiamo fatto.

Massimiliano Morelli

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Sezione: Lettera del Tifoso / Data: Lun 25 giugno 2018 alle 13:00
Autore: Redazione TuttoBari
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