Di seguito, alcune delle tante lettere pervenute in queste ultime ore, incorporate in questa unica pubblicazione visto l'eccessivo numero di email ricevute in redazione, a cui non abbiamo voluto negare il necessario e dovuto spazio su queste colonne:

La Bari, la mia fidanzata. Sei andata via, mi hai lasciato immerso in un’angoscia straziante, mai avrei pensato a tanto dolore, non riesco a contenerlo e neanche a misurarlo. La Bari, la mia fidanzata di sempre, il mio amore immenso. Ma ti ho amato male, da egoista, volevo vederti indossare il vestito più bello per recitare sul grande palcoscenico, quello della serie “A”. Ma ho sbagliato, ho commesso tanti errori senza rendermene conto. Ho parlato male dei tuoi genitori, i “Matarrese”, di tuo fratello “Caputo” e di tutti i tuoi difetti. Ho sempre preteso tanto da te, ma solo ora capisco che eri bellissima ed affascinante così com’eri. Perdonami, spero che presto e ovunque tornerai da me.

Enzo Giammarusti

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Come tanti, anch'io ero solo un bambino quando mio padre mi portò per la prima volta a vedere il Bari nel nostro Stadio della Vittoria e da allora (37 anni fa!) non ho smesso di gioire e soffrire bardato di bianco-rosso. Come recita un coro da stadio, "di padre in figlio" ho trasmesso la mia passione al mio Gabriele che, a 8 anni si abbonava (pagando) in curva nord. Lunedì pomeriggio mio figlio, ora dodicenne, piangeva e non riusciva a spiegarsi cosa stesse succedendo e perché. Nei giorni scorsi ho letto che i tifosi baresi non sono maturi ed ho sentito dire (dal Sig. Matarrese, fratello di Vincenzo) che gli stessi sono in grado di "distruggere tutto"; forse sarà vero ma qualcuno si è domandato perché i tifosi baresi sono (forse) capaci di tanto? La verità è che l'amore non conosce la ragione! Noi che amiamo il Bari agiamo di pancia e di cuore, magari sbagliando ma come sbaglia una mamma con i figli per il troppo amore. Noi tifosi del Bari siamo tutti bambini di fronte al Galletto e tutti, come mio figlio, siamo stati profondamente feriti. Chi invece doveva usare la ragione era la dirigenza (e soprattutto il presidente) della FC Bari; invece ci hanno lasciato in stato di apprensione, di shock, come un parente che attende fuori dalla sala operatoria gli esisti dell'intervento su un proprio congiunto, senza dirci nulla fino ad annunciarci (vigliaccamente senza metterci la faccia) l'irrimediabile dipartita. A chi NON E' STATO CAPACE di usare né testa, né cuore, né pancia per gestire il Bari, auguro di trovarsi faccia a faccia con mio figlio o con uno dei tanti come Lui per guardare i suoi occhi pieni di lacrime, sconforto, delusione, umiliazione, rabbia, incredulità… e provare a spiegare perché, COLPEVOLMENTE, ha lasciato morire il Bari. Mio figlio (e sono certo ce ne saranno tanti come lui) non si veste se non indossa almeno qualcosa di bianco-rosso; non tifa per altre squadre se non per la Bari; accetta di non poter "vincere facile"(anche quando gioca alla Play Station e sceglie di giocare sempre con il Bari). Oggi la scelleratezza, l'egoismo e la maleducazione di qualcuno rischiano di togliere a me e mio figlio (come a molti altri) quello spazio di condivisione che è il Bari, che è lo stadio. Noi possiamo e sappiamo accettare le sconfitte non possiamo accettare di non poter nemmeno partecipare. Per questo mi auguro che tra poco più di un mese il Bari possa comunque ripartire e a mio figlio ho promesso che, ovunque sarà, ovunque saremo, sottoscriveremo ancora l'abbonamento per seguire i NOSTRI colori.  Lottiamo per tornare!

Enzo De Candia

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Ho gli occhi emozionati e davanti a me una piccola maglia del Bari,custodita da me come un cimelio, il primo regalo di mio padre quando ancora piccolino mi metteva sulle sue spalle e mi portava allo stadio "della vittoria" e io con occhi colmi di gioia, misto a stupore mi emozionavo a vedere quei colori in campo e quello spettacolo sui gradoni.Si tutti i bimbi a fine anni 80 erano tifosi delle squadre più blasonate, Milan, Juve, Inter;ma io no, già all'epoca sentivo un senso "d'appartenenza" alla mia terra, gioivo e stavo male per te per quella maglia, per quei colori.Nel corso degli anni ci sono tantissimi aneddoti che custodisco nel mio cuore, delle innumerevoli trasferte in treno, e tanto tanto altro;mi hai dato tanto, e mi hai tolto tanto, ma mi hai insegnato soprattutto, frequentando e vivendo la nord, a stare con dei fratelli,mi hai forgiato alla mentalità ultras, la mentalità di chi non molla mai...mai... E non sarà una categoria diversa a far sì che tutto ciò possa svanire, così dopo un duro, durissimo colpo niente è cambiato, se non l'amarti ancora di più,perché ovunque tu giocherai io sarò lì, sempre più innamorato di te. E un giorno, questa piccola maglia,passerà a mio figlio, e a lui racconterò di una storia gloriosa,di un passato glorioso, di una squadra che è rinata dalle sue ceneri, e di una città, di una terra che bisogna amare e difendere in maniera incondizionata, sempre...

Mariano Vitti

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Vorrei scrivere poche parole... Mi sentivo in colpa, come papà, per aver trasmesso, sia pur senza volerlo, la mia passione per la nostra squadra di calcio a mia figlia. Si, una bellissima e tenerissima bambina, ora ragazzina di quasi 12 anni..
Lei però, in questi giorni tristi, mi sta sorprendendo. Pensavo...chissà come ci rimarrà male adesso....Invece mi sta rincuorando, lei che non sta piangendo, e con il suo ottimismo mi dice "tranquillo papà, faremo lo stesso l'abbonamento e torneremo presto in serie B!" . Ecco, devo ritornare a sperare e a lottare per lei, dobbiamo rafforzare la nostra fede biancorossa per loro, per i nostri bambini. Non ci allontaniamo, reagiamo insieme. Tutti uniti. Perché​ i nostri figli, i nostri nipoti, possano continuare a gridare, sempre e solo:  Forza Bari!
Non mi sento più in colpa...Sono orgoglioso di essere tifoso del Bari...e mia figlia con me...

Davide Lopez

Sezione: Lettera del Tifoso / Data: Gio 19 luglio 2018 alle 04:00
Autore: Redazione TuttoBari
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