La Bari sbanca Novara ed in noi, come da prassi, si finge l'idea di potercela fare, Maniero è di nuovo il centravanti dei sogni, Sansone è il funambolico trequartista alla Recoba, Micai è in analogia il primo Buffon, quello del Parma di Tanzi. La partita è appena finita e noi siamo carichi a molla, il sole è flebile ma a noi basta, qualcuno dalle retrovie propone di andare a giocare, partitella pre sabato sera. Invoglio tutti ed alle 18.00 siamo al campo, pareva andare tutto come al solito ma, su di una palla alta sento cedere tutto, il "track" del mio perone rotto riecheggia per tutto il campo e cosi, come spesso accade con La Bari, l'entusiasmo svanisce. Corro in ospedale, la caviglia si gonfia, cambia colore e forse anche forma, alle 00.30 del 20 di marzo arriva l'ardua sentenza: perone rotto, frattura scomposta, ricovero ed operazione. Non ho avuto paura, mi avevano garantito che mercoledi ero fuori, lunedi avrebbero dovuto operarmi, indi per cui avrei potuto vedere Salernitana Bari, non a Salerno ma quantomeno a casa mia. Lunedì è poi mutato in mercoledi,l'operazione è slittata e sempre più pressante si faceva la possibilità di non poter vedere La Bari, il gelo mi prendeva da dentro, ed i miei amici, sempre presenti, mi chiedevano di non mollare ed è stato li che ho compreso: ho capito che La Bari è per noi qualcosa di più di una squadra di calcio, è per noi unione, è per noi coesione, è la massima espressione della nostra esuberante personalità, le montagne russe del cuore. Non voglio dilungarmi troppo perchè sono certo che solo chi è come me comprenderà queste poche righe, da mercoledi sino al sabato mattina ho pressato il primario per far si che mi dimettesse, proprio come si fa con un allenatore che non vuole schierarti titolare, ho accellerato, per quanto possibile mi fosse , i tempi di recupero. Dal nulla poi s'era fatto sabato ed alla partita mancavano pochissime ore e poi, quando il dottore mi ha chiesto perchè volessi uscire sabato e non domenica, per la pasqua, ho tentennato prima di rispondere, preso il debito coraggio poi :" Dottore, stasera c'è la Bari". Mi sono sentito schernito perchè la controrisposta avuta è stata di quelle che t'aspetti, di quelle scontate di chi non capisce e probabilmente mai capirà, ho colto il distacco emotivo fra una neo borghesia distante e noi, quelli che non hanno altro che la Bari. Non ho atteso oltre, mi sono tirato su ed ho sistemato quello che da sistemare c'era, ho guardato il medico e con il ghigno di chi sa che chi ascolta non avrebbe compreso ho detto: "Ma lei che ne sa di come mi sento?". È stato un po' come l'ultima dichiarazione di un disperato amore incompreso anche perchè di li in avanti s'è passati alle dinamiche mediche quando io chiedevo attenzione per quelle emotive. È tutto li, non sanno come di ti senti perchè La Bari è qualcosa in più e di più ma non per tutti bensì solo per noi, pressappoco diecimila eletti che anche con una gamba sola canteranno da casa o, come accadrà lunedi, dagli spalti. Ma tu che ne sai di come mi sento.

Marco Marino

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Sezione: Lettera del Tifoso / Data: Ven 01 aprile 2016 alle 13:00
Autore: Redazione TuttoBari
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