16 Luglio 2018. Una data che purtroppo non dimenticheremo mai e passerà alla storia. Più di una data, è la pagina più buia e oscura degli interi 110 anni di storia del Bari. Più triste e amara persino del calcio-scommesse o del fallimento pilotato dei Matarrese del 2014. Ironia della sorte, fallimento capitato proprio nell’anno in cui saranno ammesse in serie C le seconde squadre (ennesima regola a favore dei club di Serie A, che toglieranno posti e giocatori a piazze blasonate e con tradizione, seppur decadute) e nel mese in cui la Juve ha effettuato il colpo del secolo comprando Cristiano Ronaldo, sborsando minimo 400 milioni di euro. Invece 3 milioni (ma con quasi 20 milioni di debiti che mettono i brividi a chiunque) non si sono riusciti a trovare. Forse è anche per questo che c’è tanta rabbia e delusione oggi tra i tifosi baresi. Perché onestamente fa male vedere società sane e ITALIANE come noi (penso alla Juve, Roma e soprattutto al Napoli, anch’esso da poco rin
ato) che vanno avanti PROGRAMMANDO (parola qui solo abusata dai vari Paparesta e Giancaspro). Mentre noi fino ad ora ci siamo sorbiti solo una lenta e lunga agonia, durata ben 4 anni. Nonostante si sia potuto ripartire con una società nuova e senza debiti, si è commesso lo stesso identico errore da ben 2 “investitori” diversi, che anziché mettere in chiaro i propri limiti e progetti, hanno pensato bene di giocare a poker o con la fortuna. Più che con la dea bendata hanno giocato col fuoco e con noi tifosi, come sempre la parte ferita, calpestata e che ci rimette più di tutti. Altro che 18 milioni persi da Giancaspro… Quei soldi li ha voluti perdere solamente lui quando ha declinato le offerte di potenziali investitori e continuando a bluffare dicendo che tutto era a posto. Tanto a posto, che oggi siamo mestamente falliti e dobbiamo ripartire al massimo dalla serie C. Forse anche a discapito dei poveri tifosi biscegliesi che in tutto questo non c’entrano assolutamente nulla. Certo, sarebbe facilissimo ora gettare fango su Paparesta e Giancaspro e sui loro irrazionali ma identici progetti, ovvero l’andare avanti a stento cercando di fare 13. Oppure sarebbe altrettanto facile riempirli di insulti o minacce ma ormai il danno irreparabile, resta. E allora, io vorrei lanciare un messaggio di speranza ma anche di vigilanza a tutti, tifosi e non tifosi. Siamo l’ottava piazza per bacino d’utenza e con 30 annate in serie A. Qui non si tratta del fallimento di una squadra dilettantistica, questo, oltre che del nostro eterno amore, è il fallimento di/delle:
1] Giancaspro, Paparesta e di tutti quelli che vogliono guadagnare col Bari e con il calcio, perché se non si milita in serie A, gli investimenti sono solo a perdere.
2] FIGC e tutti i suoi organi di controllo perché non è normale che certa gente possa solo avvicinarsi, ma soprattutto restarci, in un club professionistico, nonostante tante prove di ben poca solidità finanziaria. Ogni anno falliscono troppe squadre in serie C, non si può intervenire solo quando il fallimento è l’unica via d’uscita delle varie società.
3] varie istituzioni, giornalisti e tifosi, è impensabile che ogni notizia sia sempre e solo una fake news. Bisogna da ora in avanti, si spera, controllare giornalmente l’operato della società e senza etichettare come “tirapiedi” chi guarda invece da un'altra prospettiva, forse la più veritiera.
4] Comune e tutto ciò che gira al mondo del calcio barese, perché adesso senza gli “stupidi” 11 che stanno dietro a un pallone, rischia di fermarsi tutto. Purtroppo si sottovaluta ciò che il calcio ormai porta nell’economia, basti pensare al San Nicola, che ora potrebbe appesantire ancor di più le casse comunali e dei cittadini baresi, con potenziali 2 stadi sulle spalle. Fa ridere poi, come il sindaco e i suoi assessori si siano addirittura fidati di un “progetto” stadio, che pare sia stato praticamente copiato da quello del Cagliari. Incredibile pensare che a nessuno sia scattata la scintilla del: “no, basta, bisogna approfondire la questione societaria del Bari” ma si sia continuato ad andare avanti verso il baratro, facendosi traghettare da questo personaggio. Tralasciando i giocatori che in un modo o nell’altro troveranno una sistemazione, si
pensi invece ai giovani del settore giovanile, che nel calcio sperano di trovare un lavoro, o a chi un lavoro lo aveva già trovato, ovvero i poveri dipendenti senza stipendio da Aprile (già, perché tanto loro se non vengono pagati, non arrivano penalizzazioni).
Questo però è il passato e deve cominciare una nuova era. Non si conosce ancora il modo ma, da veri baresi abituati a soffrire, ripartiremo più forti e vogliosi di prima. Che sia una dura lezione in modo tale da restare indelebile nei nostri cuori e che ci permetta di maturare, crescere e fare quel salto di qualità tanto auspicato. Il fallimento voglio vederlo come se fosse una delle più belle sostituzioni, proprio come quando entrava il nostro Ciccio Brienza nel secondo tempo. Fuori il marcio che c’è stato fino ad ora e dentro progetti, serietà e chiarezza. I bambini senza tutto questo, mai e poi mai saranno tanto folli come noi, da preferire la Bari alle varie squadre blasonate. Speravamo di brindare al salvataggio-Bari, invece, può sembrare masochismo, brindiamo per la possibile rinascita biancorossa. Anzi, quasi quasi ringrazio il nostro “presidente fallimentare”, perché il fondo l’abbiamo più che toccato e da qui si può solo risalire. Tanto anche in caso di ri
capitalizzazione, soprattutto da parte di Giancaspro, si sarebbe solo tirato a campare. Noi a differenza loro restiamo. Uniti. Perché più la nostra Bari viene rovinata e massacrata, più noi accettiamo la sfida di continuare a lottare per questa fede che non ci darà tante soddisfazioni, ma quelle poche hanno sempre il sapore dell’impresa. Sì, perché a noi non piace vincere o avere Ronaldo in squadra, ma avere la Bari nel cuore, fino alla morte.
Gabriele Bisceglie
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