La cosiddetta duttilità tattica è un elemento che ha acquisito sempre più importanza nel calcio moderno. Coprire più ruoli in diverse porzioni di campo è diventata quasi una necessità. Un piacevole dilemma, a seconda dei casi. Rientra perfettamente in questa categoria Djavan Anderson. Il giovane olandese, arrivato  in punta di piedi, che a forza di stupire, si è ritagliato un ruolo sempre più importante all'interno della rosa del Bari.

Nasce terzino a destra. Appare infaticabile nelle sue discese a tutta fascia. In poco tempo diventa una certezza, a tal punto da far dimenticare l'assenza di Stefano Sabelli, un veterano in quel ruolo. Eppure, "la fascia sembra stargli stretta". Grosso intravede in lui potenzialità inesplorate e decide di fare di necessità virtù trovandogli nuovi ruoli nei quali provare a sprigionare il suo talento.

Fallito miseramente l'esperimento a centrocampo, dove il giovane sembra piuttosto spaesato, il tecnico decide di ricollocarlo sulla fascia, il suo terreno di caccia. Esempio lampante di cotanta forza nella gara di ieri. Grosso ci pensa e ci ripensa, trova il coraggio e lo dirotta nel ruolo di esterno alto. A differenza di altre volte, lo spazio deve dividerselo con Sabelli e non con Galano, che passa inevitabilmente a sinistra. Trascorso il fisiologico periodo di collaudo, l'olandese prende coscienza di sè, del nuovo ruolo e degli automatismi. Accorcia le distanze e negli spazi aperti diventa una spina nel fianco. La partita prende il canovaccio sperato dal tecnico e l'assetto funziona. In attesa di nuovi riscontri, l'esperimento di Grosso può dirsi riuscito.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 11 febbraio 2018 alle 16:00
Autore: Michele Lestingi
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