Se la partita fra Bari e Reggina fosse terminata alla fine del primo tempo, il bilancio sarebbe stato tremendamente negativo: quella che si è vista per quarantacinque minuti è stata una formazione biancorossa troppo brutta per essere vera, senza aggressività, dominata in lungo ed in largo dalla squadra avversaria ed incapace di produrre qualsivoglia azione offensiva. Nella ripresa è arrivata una piccola scossa che non può cambiare il giudizio e trasformarlo in positivo, ma quantomeno permette agli uomini di Giovanni Cornacchini di portar via un pareggio e salvare la faccia.

"Cambiare tutto perché nulla cambi": la famosa frase riportata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo" rappresenta alla perfezione l'avvio di stagione del Bari. Tanti moduli, numerosi esperimenti, ma stesso copione: anche ieri il tecnico ha cambiato per l'ennesima volta spartito in corsa, mutando il 3-5-2 iniziale in 3-4-3. Novità che quantomeno ha dato una scossa ai biancorossi, rivitalizzati dalla spinta degli esterni offensivi, ed ha garantito una maggiore intraprendenza che ha portato al pareggio.

Ora, prima di tutto, serve trovare stabilità. La ricerca di un'identità precisa passa innanzitutto da un modulo coerente, che non cambi di partita in partita. Il tridente, nella serata di ieri, è sembrato in grado di dare maggiori certezze rispetto all'attacco a due, mentre continua a non convincere la linea di centrocampo a cinque, dove gli esterni non hanno garantito la spinta e l'aggressività necessaria per attaccare gli avversari.

Insomma, il copione è lo stesso da ormai troppo tempo. Se il regista vuole continuare a dirigere il film, adesso serve una svolta, perché la piazza non ha voglia di perdere tempo. Questo Bari non deve tornare solamente a vincere, ma anche a convincere: è l'ora della discontinuità, per citare una parola tornata con frequenza nel lessico politico della recente crisi di governo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 17 settembre 2019 alle 17:00
Autore: Raffaele Digirolamo
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