Il tempo dei processi arriverà. Quello delle analisi é già cominciato, anche se al vecchio e caro galletto biancorosso servirebbero più sedute di psicanalisi. Come ogni analisi che si rispetti, non si può non partire dal peccato originale: confermare Mignani al termine dei playoff della scorsa stagione. E sì, perché dopo la sciagurata partita contro il Cagliari e quelle sliding doors che hanno condotto all’inferno piuttosto che al paradiso, bisognava cambiare. Senza nulla togliere a Mignani, eccellente allenatore, ma anche i polpi del lungomare Araldo di Crollalanza avrebbero compreso che ritrovare gli stimoli perduti avrebbe rappresentato un’impresa titanica. E Mignani non aveva, in quel momento, i connotati di Perseo

Poi si é cambiato quando, forse, aveva senso farlo con un profilo differente. Abbiamo compreso in questi tre anni che la squadra non ha bisogno di muscolarità. Questi calciatori hanno bisogno forse di più carote e meno bastoni per rendere. Ecco perché era meglio fare le cose Semplici. Nomen omen. A Bari serviva, e forse serve tuttora, un uomo come Leonardo Semplici. Un allenatore carismatico e fine e arguto psicologo. Ecco perché le scelte Marino e Iachini, perfette per altri contesti e altre rose, sono naufragate a pochi metri della riva. Ora bisogna non far naufragare il Bari nei mari mossi e tempestosi della Serie C. Sarebbe un paradosso e un percorso inversamente Dantesco, passare dal quasi paradiso al certo inferno e ai suoi gironi. 

A proposito di gironi infernali, qualcuno a fine stagione, indipendentemente da come andrà a finire questa triste storia molto vascorossiana, dovrà assumersi le proprie responsabilità. E non basterà il saggio Virgilio per aiutarlo a ritrovare la retta via e uscire dalla selva oscura. La Vecchia Stella del Sud merita di più. Molto di più.

Sezione: Copertina / Data: Lun 06 maggio 2024 alle 10:00
Autore: Raffaele Garinella
vedi letture
Print