Cinquantasei presenze ed un gol con la maglia del Bari (vestita dal 1999 al 2001) prima di partire verso altri lidi. Non solo Chievo e Roma nel destino dell'ex centrocampista di Ashton, ma anche una Coppa del Mondo sollevata al cielo di Berlino il 9 luglio 2006. E' la storia calcistica di Simone Perrotta, tornato ieri a Bari per l'inaugurazione della mostra degli Eroi del calcio e per la prima volta dopo i fasti dell'epoca Fascetti.
In esclusiva ai nostri microfoni, l'ex nazionale azzurro ha parlato non solo del suo passato con la maglia dei galletti, ma anche delle vicende legate al Bari attuale.
Perrotta, come ci si sente nel ritornare dopo cosi tanto tempo nel capoluogo pugliese ed in una occasione cosi importante come quella legata agli Eroi del Calcio? "Una bella emozione, perchè come hai detto tu erano tantissimi anni che non tornavo qui, e tutto quello che avevo vissuto in due anni di Bari non è mai più ricapitato in carriera. Qui ho lasciato tanti amici. La città è migliorata molto, è cambiata, è più bella. Quindi sono felice di essere di nuovo qua".
Tra le varie maglie esposte nella mostra c'è anche quella sua del mondiale in Germania. A cosa pensa rivedendo quella maglia numero 23 e soprattutto ricordando quel momento? "Mi fa un enorme piacere, è stata una grande soddisfazione quella di essere entrati nell'olimpo del calcio. Ci sono anche altre maglie storiche come quella di Platini o Baggio, ed è bello vedere come tra queste ci sia anche la mia".
Veniamo ora al tuo periodo barese. Hai sicuramente vissuto anche grandi momenti e giocato al fianco di grandi calciatori. Qualche aneddoto da raccontare? "Ci sono stati indubbiamente dei momenti belli, soprattutto durante il primo anno dove facemmo un girone d'andata molto positivo (6° posto dopo 17 giornate con 25 punti, ndr). Nella seconda stagione abbiamo rallentato e mollato la presa, retrocedendo con diverse giornate d'anticipo e vivendo moment difficili. C'era perenne contestazione nei confronti di Matarrese e non c'era empatia tra squadra, società e tifosi. Nei momenti di difficoltà quando ciò è venuto meno la squadra si è sgretolata. E nonostante avessimo dei grandi calciatori".
Dei calciatori del Bari del suo tempo, con chi aveva il legame più forte? Quale invece il rapporto con Cassano? "Non saprei dirti, ce ne sono diversi. Ad esempio Innocenti, ma anche Mancini, Garzya o Ferrari. Con Cassano invece c'è sempre stato un rapporto molto schietto, avendoci giocato assieme anche a Roma. Sicuramente va preso per quello che è, ed è un grandissimo giocatore, riuscendo ad imporsi tra i grandi sin da subito, mostrando il suo valore. Ricordo ancora il suo salto dalla primavera a soli 18 anni".
Il Bari attuale invece sembra essere ancora un po' lontano da quei fasti. Come vede la squadra biancorossa? Che ruolo può recitare in questo girone di ritorno? Io spero che si possa ripetere quanto successo la scorsa stagione, dove nella prima parte di campionato il Bari era nelle parti basse, ma poi ha subito l'inversione di tendenza fino ai playoff. Sinceramente all'inizio pensavo che potesse tranquillamente giocare per la promozione diretta. Il fatto è che quando parti con l'idea di dover stravincere il campionato è comunque diverso da quando giochi con spensieratezza e senza nulla da perdere. Il Bari ha comunque una società forte e che metterà la squadra nelle condizioni di poter lottare per il salto di categoria".
Di seguito, alcuni scatti della mostra 'Eroi del Calcio' (copyright TuttoBari.com)
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ESCLUSIVA CONSENTITA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE TUTTOBARI.COM
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