Tredici anni nelle giovanili del Bari e il primo impatto con la Serie B con la maglia del Brescia. La vigilia di Natale presenta sul piatto di Antonio Picci un match ad alto tasso emotivo. L'attaccante, ora al Francavilla (Serie D), si è concesso ai microfoni di Tuttobari.com, a cui a presentato il prossimo avversario dei biancorossi e raccontato le sue sensazioni in vista della delicata sfida del 'Rigamonti'.
Brescia-Bari: una sfida di cuore per Antonio Picci.
"C'è molto interesse. Logicamente il cuore batte per entrambe. A Bari ho vissuto tredici anni della mia vita dai pulcini alla prima squadra, dove purtroppo ho giocato solo in Coppa. A Brescia l'esordio e i gol in Serie B. Sono entrambe due tappe importanti della mia vita. Guarderò la partita con interesse. Domani sarà anche una bella gara, molto equilibrata"
Il Bari è in ripresa, a Brescia si aggiungono parecchi problemi societari alle tante defezioni. Come partono le due squadre alla vigilia?
"È la classica gara da tripla. Il Bari è in ripresa con Nicola, forse ha trovato il bandolo della matassa. Il Brescia si sta rimettendo apposto, stanno recuperando qualche tassello importante. I problemi societari valgono fino ad un certo punto. Sono uomini veri, li conosco, e non si trascineranno certe problematiche in campo. Non influiranno sulla sfida. Il Bari punta alla Serie A, il Brescia ha bisogno di punti salvezza, vista anche la penalizzazione in arrivo. I punti servono ad entrambe e per il Bari non sarà facile".
L'Airone Caracciolo è il pericolo numero uno.
"Certamente. Aldilà della grande amicizia con Andrea, credo che - a discapito di quanto dicano in molti - non sia un giocatore di B. Assolutamente. Forse in A non ha dimostrato il massimo. Non lo sa neanche lui quanto è bravo. Attaccanti forti come Caracciolo non ce ne sono in Serie B. L'ho visto tutti i giorni per un anno e ha una forza impressionante. Anche Corvia è un ottimo elemento. Se il Brescia è al completo può uscire fuori velocemente da questa situazione".
Quest'anno la B presenta una formula inedita: si gioca alla Vigilia. Da giocatore come accoglieresti l'idea?
"L'anno in cui ero a Brescia si giocò a Santo Stefano per la prima volta. Adesso si gioca alla vigilia, ma cambia poco. Credo che per i calciatori sia un bene, perché adesso si giocherà di nuovo il ventotto e poi ci sono quindici giorni per rilassarsi e staccare la spina. Se qualcuno vuole partire a Capodanno, può farlo. Forse per i tifosi è più scomodo, ma quando ci mandarono i moduli con i calendari ricordo che diciotto squadre su venti furono favorevoli a questa modalità in stile inglese".
Ora sei a Francavilla. Hai segnato molto, ma devi recuperare un piccolo infortunio. Come stai?
"Fortunatamente non è nulla di grave. Ho uno stiramento al collaterale e anche se part-time sono comunque sceso in campo nelle ultime gare. Ho anche segnato. Approfitto di questi giorni per recuperare al massimo. Sono felice, come ogni anno. Ho segnato quattordici volte e questo ha suscitato interesse da parte di club come Padova, Siena e Taranto. La società non vuole mandarmi via, sono proprietari fino a maggio del mio cartellino. Io cerco sempre di fare il massimo, di vincere i campionati e soprattutto di divertirmi. Se poi dovessi tornare ad alti livelli, sarei il primo ad esserne felice".
I primi di dicembre stavi per finire a Taranto, però.
"Era fatta. Tra tutte le squadre interessate, avevo chiuso a Taranto. Non per una questione economica, ma perché mi volevano fortemente. Parliamo di una grande piazza. Ero in lizza con nomi importanti come Chevanton e si parlava anche di Miccoli. Essere preferito a questi campioni per me era sinonimo di orgoglio e soddisfazione. Dispiace non essere arrivato a Taranto, ma mi auguro che escano presto da queste categorie. Vincere la D è davvero difficile. Io l'ho vinta quattro volte, ma non è stato affatto semplice".
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