A sei mesi di distanza dalla sentenza del Tribunale di Bari che ha decretato il fallimento dell'As Bari e la fine dell'era Matarrese dopo un periodo di gestione durato 37 anni parla Antonio Matarrese. L'ex presidente biancorosso, che in passato ha ricoperto ruoli di prestigio ai vertici della Figc, della Fifa e dell'Uefa, rammenta ciò che è successo in una lunga intervista al quotidiano La Repubblica

"Mi hanno chiesto più volte in questi mesi se il Bari mi manca: è stata una grande fortuna non essere stato coinvolto direttamente nella gestione della società, perché altrimenti sarebbe stato davvero difficile - dichiara - Penso a mio fratello Vincenzo. Parla poco ma posso soltanto immaginare quanto stia soffrendo. Però, siamo grandi, lo abbiamo imparato già tante volte: ogni cosa ha un'epoca nella vita, non c'è nulla di immortale, i tempi passano. Però quando passano, quando le cose si guardano con il giusto distacco, le analisi si possono e devono fare in maniera più equilibrata. Spero che Bari e i baresi lo facciano. Non lo devono tanto a me ma alla famiglia Matarrese e soprattutto a Vincenzo. Non bisogna dimenticare quello che abbiamo fatto per Bari e per il BariGli ultimi tempi sono stati difficili, è vero, abbiamo sofferto da cani. Ma è stato tutto bello, bellissimo. E lo è stato grazie ai Matarrese. E se ora c'è tutta questa voglia, questo entusiasmo, se il Bari tornerà in serie A come io spero sarà soprattutto merito nostro". 

"Portare il Bari all'autofallimento è stata l'unica scelta possibile per salvarlo - prosegue - Abbiamo fatto un sacrificio enorme, economico ma soprattutto psicologico. Avevamo una città che ci dileggiava da mesi, il cognome della mia famiglia era diventato il capro espiatorio di qualsiasi malefatta, ci saremmo potuti trascinare fino alla fine del campionato come ha fatto il Siena. Non lo abbiamo fatto perché quella squadra è un pezzo di noi, della nostra storia. Oggi il Siena riparte dai dilettanti mentre il Bari le campagna d'abbonamento con l'obiettivo della serie A. E' stato l'ennesimo grande regalo dei Matarrese alla squadra e a questa città". 

L'autofallimento è stata quindi una scelta volontaria ma non per questo meno dolorosa. "La mortificazione è stata enorme, soprattutto nell'ultimo periodo. Ingiusta - spiega Matarrese - A Vincenzo avrebbero dovuto fare una statua, non striscioni e cori allo stadio. La nostra con il Bari è stata una storia d'amore. Purtroppo però, come nella vita, i finali non si possono scegliere. Ma va bene così". 

Il 10 marzo si è chiusa ufficialmente l'era Matarrese, due mesi dopo è cominciata l'era Paparesta. "Io voglio bene a Gianluca, lo stimo, l'ho portato io in società. E' andato via non certo perchè aveva problemi con me o con la mia famiglia. I problemi erano con chi lavorava per noi, tanto che ora non c'è più nessuno. E' molto bravo, determinato. Ho una certa esperienza: è stato un grande arbitro, se continua così diventerà anche un bravissimo manager del calcio. Ha la stoffa giusta. E anche una compagna accanto molto in gamba, che sa come consigliarlo. Non è un particolare da sottovalutare". 

Infine arriva una smentita riguardo le voci che lo vedrebbero tra un consigliere occulto di Paparesta:"Siamo alla fantapolitica. E' vero che quando è capitato gli ho detto come la penso. L'ho fatto anche con Albertini, che è stato uno dei miei ragazzi, gli voglio bene però non è pronto".  

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 02 agosto 2014 alle 11:00
Autore: Redazione TuttoBari
vedi letture
Print